Fabio Palma

Infinite jest

RICORDI, KENIA

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KeniaF1040003

Quando sono andato in Kenia con Tatiana facevo speleo, ero abbastanza allenato in sfacchinate, così quando abbiamo deciso di salire sul Monte Kenia ho pensato che fosse una passeggiata, all’epoca i 2000 metri di dislivello erano, per esempio, un qualcosa che mi attizzava, non mi scomponeva minimamente. Arriviamo verso i 2500 e vediamo un gruppetto di kenioti che corre, in gruppo, e quando dico corre non rende l’idea, così lo stampatello: CORRE. Poi mi dicono che erano gli atleti della nazionale keniota di mezzofondo, che come sapete il più scarso se va male in Europa vince a mani basse. Comunque zainone con futura moglie alleggerita e si parte, dico, facciamo una tirata unica fino all’ultimo rifugio, che era 4200m. Vado su che sto di meraviglia, Tatiana accusa sui 3500 e allora faccio il grande, prendo tutto io. Tipo 20kg, viveri etc, per tre giorni. A 4000m sento un principio di mal di testa…a 4010, improvvisamente un castoro comincia a mordermi il sottotempia. Arriviamo al rifugio che sono un cadavere, una nausea che non vi dico, Tatiana non messa strabene ma in definitiva mi trasporta a letto. Notte da incubo e la mattina lei mi fa, c’è uno che ci consiglia, visto come sei messo, di fare il giro della cima, sono due francesi, loro fanno così. Fammi vedere la mappa, dico, e vedo che ci sono da fare circa 4 passi intorno ai 4500m, su e giù. La cima era sui 4900m, vado a memoria senza consultare. Dunque, dico io, sono un cadavere, ma 700m li faccio e poi mi rotolo giù, mentre quel saliscendi mi puzza di giro interminabile. Si va su. Tatiana sta alla grande, prende lei carico e io dietro che mi trascino, arriviamo su che all’autoscatto sorrido ma insomma…scendiamo, lei saltella, io moribondo, progressivamente a dir la verità un pò meglio. Difatti arrivo giù che non è che inizierei una partita di rugby, ma comunque non è male. Molte molte ore dopo al rifugio si comincia a parlare dei due ragazzi francesi, qualcuno li ha visti? Arrivano a notte inoltrata, visti poi alcuni film recenti post-guerra e loro erano più o meno così. Uno dei due la mattina esce, va per i suoi bisogni, sviene, si rompe in caduta il setto nasale. Maschera di sangue, tamponiamo con acqua bollente… Poi noi scendiamo per altro percorso, siamo solo noi due e ci ritroviamo verso i 2500 in simil giungla, vediamo un branco di babbuini, piantiamo la tenda che alzando la testa vedo tranquilla un’aquila enorme in cima all’albero. Non c’è morale, poi ricordo che a Kenia city andiamo a prendere un autobus local e ci troviamo unici bianchi in un posto un pò così, intuisco che non dobbiamo essere lì e faccio la faccia che facemmo a Caracas quando ci ritrovammo nel posto sbagliato. Guardo davanti e cammino come se cercassi il boss della zona o giù di lì. Mi fa, dopo, ma che faccia cattiva che avevi, prima. La paura aguzza il mimo, dico.

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