Quando sono andato in Kenia con Tatiana facevo speleo, ero abbastanza allenato in sfacchinate, così quando abbiamo deciso di salire sul Monte Kenia ho pensato che fosse una passeggiata, all’epoca i 2000 metri di dislivello erano, per esempio, un qualcosa che mi attizzava, non mi scomponeva minimamente. Arriviamo verso i 2500 e vediamo un gruppetto di kenioti che corre, in gruppo, e quando dico corre non rende l’idea, così lo stampatello: CORRE. Poi mi dicono che erano gli atleti della nazionale keniota di mezzofondo, che come sapete il più scarso se va male in Europa vince a mani basse. Comunque zainone con futura moglie alleggerita e si parte, dico, facciamo una tirata unica fino all’ultimo rifugio, che era 4200m. Vado su che sto di meraviglia, Tatiana accusa sui 3500 e allora faccio il grande, prendo tutto io. Tipo 20kg, viveri etc, per tre giorni. A 4000m sento un principio di mal di testa…a 4010, improvvisamente un castoro comincia a mordermi il sottotempia. Arriviamo al rifugio che sono un cadavere, una nausea che non vi dico, Tatiana non messa strabene ma in definitiva mi trasporta a letto. Notte da incubo e la mattina lei mi fa, c’è uno che ci consiglia, visto come sei messo, di fare il giro della cima, sono due francesi, loro fanno così. Fammi vedere la mappa, dico, e vedo che ci sono da fare circa 4 passi intorno ai 4500m, su e giù. La cima era sui 4900m, vado a memoria senza consultare. Dunque, dico io, sono un cadavere, ma 700m li faccio e poi mi rotolo giù, mentre quel saliscendi mi puzza di giro interminabile. Si va su. Tatiana sta alla grande, prende lei carico e io dietro che mi trascino, arriviamo su che all’autoscatto sorrido ma insomma…scendiamo, lei saltella, io moribondo, progressivamente a dir la verità un pò meglio. Difatti arrivo giù che non è che inizierei una partita di rugby, ma comunque non è male. Molte molte ore dopo al rifugio si comincia a parlare dei due ragazzi francesi, qualcuno li ha visti? Arrivano a notte inoltrata, visti poi alcuni film recenti post-guerra e loro erano più o meno così. Uno dei due la mattina esce, va per i suoi bisogni, sviene, si rompe in caduta il setto nasale. Maschera di sangue, tamponiamo con acqua bollente… Poi noi scendiamo per altro percorso, siamo solo noi due e ci ritroviamo verso i 2500 in simil giungla, vediamo un branco di babbuini, piantiamo la tenda che alzando la testa vedo tranquilla un’aquila enorme in cima all’albero. Non c’è morale, poi ricordo che a Kenia city andiamo a prendere un autobus local e ci troviamo unici bianchi in un posto un pò così, intuisco che non dobbiamo essere lì e faccio la faccia che facemmo a Caracas quando ci ritrovammo nel posto sbagliato. Guardo davanti e cammino come se cercassi il boss della zona o giù di lì. Mi fa, dopo, ma che faccia cattiva che avevi, prima. La paura aguzza il mimo, dico.
RICORDI, KENIA
Febbraio 3, 2015 | 0 commenti