Ride e risponde. Ma no, non mi ha mai pesato la fatica, nessun allenamento può mai avvicinarsi a quello che facevo da bambino.
Quando iniziai con la squadra, come esempi non citavo scalatori, ma portavo Phelps e lui. Phelps per la mentalità da cannibale in ogni allenamento, Pacquaio in più perché decise di fare sport dopo che, non mangiando da giorni, il padre gli uccise il cagnolino per sfamare la famiglia. Aveva 16 anni, lavorava per una ciotola di riso 16 ore al giorno spaccandosi la schiena ma stavano tutti morendo di fame, e allora mentì sull’età e iniziò con combattimenti clandestini. E’ diventato l’unico pugile a diventare campione in 8 categorie diverse di peso (Follia), guadagnando centinaia di milioni di dollari, dando molti milioni di dollari in beneficenza. Il prossimo sabato a 46 anni torna a combattere per un titolo mondiale. Non per soldi, ovvio, è la domanda è’: perché? L’immortalità sportiva l’ha già raggiunta, ha perso il combattimento del secolo contro Mayweather che prima lo evitò’ nel suo Prime assurdo e poi nel 2015 furbamente corse All’indietro per 12 round, ma ha vinto eccome sulla vita.
E allenarsi per un titolo mondiale di boxe (faccio 1000 sit up al giorno più 1000 addominali di altro tipo, molto obliqui. 4 ore di Cardio continuo, un paio d’ore di pesi e poi Sacco e sparring. Ogni giorno, gli chiedono. Certo, risponde gentile e sorridendo) non è come allenarsi per uno sport NORMALE.
Per me Manny Pacquaio è uno dei treni 4 sportivi del millennio, e per storia personale il primo ex aequo con Giannis Antetoukumpo. Un’infanzia come la loro la sopporteremmo piangendo per una settimana (forse), e chi da milionario si spaccherebbe la schiena come loro, ogni giorno? La boxe poi non è solo sfida sportiva, rischi veramente il Parkinson, e Manny lo sa, a 46 anni non è come andare a scalare o anche Thriatlon.
Quindi è incomprensibile la sua scelta e neppure intelligente forse e…ma davvero nella vita non trovi altro da fare?
Però niente, lo adoro. Molti anni fa un amico andò a Favignana, dormi’ in una casa di pescatori e c’era il nonno di 80 anni, magro e muscoloso con i tendini in vista, bruciato da decenni di sole e salsedine. La notte figlio e nipoti uscivano a pescare, e lui…anche
Lo ammetto, quando sento qualche atleta o lavoratore normale dire, Non ho voglia, dentro di me penso che qualche giorno a 16 ore senza mangiare e spaccarsi la schiena pur di rimanere vivo, farebbero bene
In questi anni, precisamente da metà gennaio 2020 ad oggi, ho avuto la fortuna e l’onore di affiancare una persona che, nel pieno della voglia di sfondare nella propria passione, ha avuto un problema fisico che sembrava potesse pregiudicare tutto.
E siccome ormai sapete che il mio cervello ama divagare e correlare e collegare, e per questo David Foster Wallace è tra i miei tre scrittori preferiti e sempre do’ ai miei atleti da leggerne, in questi giorni quelli che è accaduto dal 2020 ad oggi non posso che associarlo a quello che avvenne in un garage di Birmingham a fine anni ‘60.
Un ragazzo di 17 anni, mentre lavorava per guadagnarsi i soldi per poter fare quello che voleva, si taglia le prime falangi di due dita. Il verdetto è impietoso: si scordi la chitarra, magari la batteria o lasci stare la musica.
Il ragazzo piange ore e giorni e va in depressione, poi da qualche parte del suo cervello parte qualcosa di indefinibilmente geniale:
Quando ho avuto quell’incidente ho capito di dover fare qualcosa perché mi era stato detto che non avrei potuto suonare mai più, ho consultato vari dottori e tutti mi hanno detto ‘Faresti meglio a lasciar perdere’.Ma io non potevo accettarlo, dovevo trovare una soluzione per continuare a suonare. Così ho iniziato a costruire delle punte da una bottiglia di plastica.Ho fuso la plastica e ho fatto un buco nel mezzo, poi l’ho modellata sulle mie dita e in seguito ho continuato a perfezionarla per settimane per fare in modo che coprisse le dita nel modo giusto. Alla fine ho ricoperto queste punte con del cuoio per riuscire ad avere presa sulle corde della chitarra, è stata una procedura piuttosto lunga, ma ha funzionato.Il passo successivo era quello di realizzare un set di corde sottili dallo spessore minimo. Le ho create utilizzando inizialmente delle corde per il banjo.In pratica ho creato un mio set personale di corde extra light, in modo che potessero rispondere alle mie esigenze. Anche questa volta è servito molto tempo per trovare le corde giuste, in grado di mantenere l’accordatura nonostante il loro spessore minimo. Poi il problema fu il tatto, perché ovviamente non sentivo più niente, mi sono dovuto abituare a tutto questo e ho avuto bisogno di molto tempo. In seguito, molti anni dopo, ho proposto ad alcune aziende produttrici di corde per chitarre di creare delle corde più sottili di quelle esistenti. Pensavo che non avrebbe mai funzionato e invece alla fine un’azienda del Galles mi ha detto che le avrebbe prodotte.E fu così che crearono le prime corde extra light della storia. Intanto avevo conosciuto Ozzy, lo chiamavano così perché era dislessico e non riusciva a pronunciare il suo nome, diceva Ossie, era bullizzato da tutti, anche professori. Io ero fra quelli che lo bullizzavo ma dopo l’incidente venne da me e mi disse, almeno siamo in due a piangere. Ozzy si presentò’ al provino alla stregua di un matto semiritardato, con un guinzaglio a cui aveva annodato una scarpa, come fosse un animale domestico. Era completamente pazzo in ogni cosa che faceva con pressoché totale assenza di senso del limite ma non avevamo mai sentito una voce cosi, ci faceva paura…,Abbiamo realizzato il nostro primo album in un solo giorno, si trattava semplicemente di andare lì e suonare, ecco tutto. Ma le canzoni non piacevano al produttore e così mettemmo noi tutti i soldi per farlo uscire. Non mangiammo per giorni e le riviste lo stroncarono. Il suono cupo era dovuto alla mia accordatura e la voce di Ozzy era qualcosa di mai sentito. Le canzoni Black Sabbath, NIB e The wizard però piacquero molto ai concerti e la gente telefonava alla radio per farle passare. Allora registrammo subito un secondo disco perché non volevamo più lavorare in fabbrica. Paranoid nacque in 20 minuti, Iron Man e War Pigs un giorno a testa. Il disco vendette 4 milioni di copie solo negli USA e diventammo miliardari. Mai avremmo pensato che quelle canzoni sarebbero state usate in film contro la guerra e in pubblicità 50 anni dopo. Ozzy scriveva dei testi sotto influsso di droghe di ogni genere e chissà che altro. Non so come sia sopravvissuto oltre i 25 anni.”
E io non so se siete arrivati fino a qui. Certo Bea non diventerà mai famosa come i Black Sabbath e tantomeno con centinaia di milioni di dollari in banca e quando si ritirerà forse farà una festa di addio ma non davanti a 45000 presenti più decine di milioni di persone in streaming, non saranno scritti articoli per tutti i Tg del mondo e non saranno coniate monete in suo nome e mentre scrivo non so se il suo sogno di diventare la donna più veloce del mondo sarà coronato. Però ha combattuto tanto da quel gennaio 2020 a oggi. Tante volte è stata insopportabile e non nego che tante volte non ne potevo proprio più, appunto andavo a rileggermi la storia dei Black Sabbath o quella dei Pinkfloyd o quella di Tamberi e papà allenatore, gente che non si poteva vedere e che ha realizzato la storia. Se sei intelligente o hai un cuore che palpita fino alle labbra superi qualunque incomprensione e ragioni sulle differenze e così abbiamo fatto noi, proprio come loro.
“Se penso alle cose di cui non vorrei sapere niente sono invece le cose di cui so tutto”
Così in The passenger, e cosa so ora io? Non tutto, ma abbastanza.
Nelle lacrime la frase, non mi trovo più bene (il perché mai detto), e allora la mia tranquillità, il non voler far pesare. Qualche minuto a spiegarle e a raccontarle di noi e la vita. Che poteva capitare.
Poi una domanda, che non avrei dovuto fare, ma che è uscita.
Hai già pensato a chi chiedere?
L’annuire, il sì. Il nome.
Allora la seconda domanda, da quando.
Ed era da prima, addirittura, della gara di Milano. Da almeno un mese allora ma, e questo l’ho capito in pochi km percorsi, da molto di più. Accordandosi mentre io, intanto, davo tutto per un progetto che lei già aveva abbandonato, contestando anche nei fatti ciò che preparavo per lei. Non eseguendo, sviando, svicolando.
Sì era già accordata.
Questa cosa mi fa scrivere tutto questo.
Si era già accordata
Mentre io davo l’anima, lei si era già accordata. Aveva chiesto, si era accordata
Noncurante per stupidità o per cattiveria?
Come è possibile che non le abbia trasferito l’importanza dei rapporti umani, in questi anni?
Ho fallito. Con lei ho fallito. E’ marcita, dentro. C’era chi mi aveva avvertito, lo devo ricordare “guarda che è…..”, raccontandomi un episodio. che non era bello, ma aveva 15 anni. Poi certo l’anno scorso avevo notato la crescita di certe spigolosità non belle (non le irritanti spigolosità di Bea, diverse: punte di malignità), ma sembravano escrescenze. Nei. Pensavo benigni
e invece in due giorni vengo a sapere che a più persone diceva falsità (mi da’ la colpa quando sbaglio. IO che non uso MAI la parola colpa) e frasi tipo Non ne posso più, non vedo l’ora di mollarlo, non lo sopporto.
io che le dicevo come stavano andando avanti le cose sulla copertura economica e che a Pero mi sono commosso, che non ho detto niente per non farla rimanere male dopo la catastrofe dei CIG. Quando avrei dovuto dirle, ora fai quello che dico io e basta. Lo fa la Bea che è anni avanti rispetto a te e legge e ragiona, figuriamoci se non lo devi fare tu che non sai nulla di preparazione e pianificazione.
“Quanto è malvagio il mondo? La verità del mondo costituisce una visione raccapricciante a tal punto da far impallidire le profezie del più funereo degli indovini che mai l’abbiano abitato”
Cambiata in pochi mesi. Ripensandoci, c’erano diverse avvisaglie. Il modo violento in cui giudicava molte e molti coetanei, il bianco e il nero nei giudizi, tipico di chi comincia trasformarsi nel cuore, crescendo. Le diedi, come a tanti, Questa e’ l’acqua da leggere, proprio per evitare che crescendo inaridisse il cuore, ma naturalmente non lo ha assimilato. Le diedi da leggere dei libri proprio per mescere la logica col sentimento, non trasformarsi in un adulto corazzato ai sentimenti, ma non lo ha fatto. E nelle gare quando sbagliava la prima via, ovvero sempre (non sapeva attivarsi ma ovviamente rifiuto’ la mia assistenza in isolamento), si allontanava da me con violenza di parole e di sguardo, come a imputarmi delle colpe.
Da circa sei settimane non mi ascoltava, ma da almeno gennaio aveva sirene da altre parti e forse si era messa d’accordo con un altro da febbraio o marzo. O forse qualcuno le ha dato cattivi consigli perché interessato. Intanto mi sbattevo come un dannato dietro il progetto fatto solo per lei, per darle copertura economica, in attesa di risultati importanti. Dopo il quarto posto di Urban Wall pensavo che entro Luglio sarebbe stata la terza italiana, me lo dicevano i dati, sarebbe arrivata alla presa 35 di un qualunque 8b se mi avesse ascoltato su tutto, ma ha cominciato a fare di testa sua. Sapevo che sarebbe andata male a Curno e questo week end. Ora non posso più scappare dal progetto e mi tocca probabilmente per tre anni essere coinvolto in cose per le quali mi ero impegnato solo per lei. Sarà almeno la quinta persona che mi raggira così. E certo che si può cambiare, Bea potrebbe optare per un altro allenatore adesso e non sarebbe tradimento, mai e poi mai, finito un percorso che fu quello olimpico, o dopo una stagione mal pianificata, ma abbandonare a neppure un terzo senza dirmi perché e parlarne e sapendo cosa stessi facendo e’ veramente inutile, da ignobile o da vomitevole.
“Bisogna credere che nel mondo c’è del buono. Direi che bisogna credere che se nella vita ti rimbocchi le maniche poi ti arriva. Uno può sbagliarsi, ma se non ci crede, allora una vita non ce l’avrà. Magari la chiamerà pure vita. Ma non sarà una vita”
Continuerò a farmi fregare dalle persone?
A essere così ingenuo da pensare che il mondo sia popolato da Max, Grego, Previ, Fabione, Punk, Antoine, Luchino, il Gipeto, Antonio, Pedro, Misso, Cecco, insomma quelle persone con cui mai e poi mai ci saremmo calpestati?
Mi verrebbe voglia di allenare quella ragazza, forte, che mi ha chiesto, per farla continuamente battere, e sarebbe facile, ma cerco di essere superiore e aspettare che mi passi. Mia moglie non ha dormito. E’ molto doloroso ma crescendo molte persone diventano cattive o perché lo sono o perché non ragionano. Marciscono dentro.
Nessuno di noi deve sposare l’altro, abbiamo caratteristiche che all’altro possono fare schifo, ma c’era un percorso tecnico e fisico da esplorare e lei semplicemente aveva deciso di non seguirlo, intanto facendomi coinvolgere in un sacco di cose. Le ho trovato il lavoro con la bambina, due sponsor e stavo andando a Milano per le riunioni per un progetto che le avrebbe costruito intorno una sicurezza economica e tante potenzialità tecniche, ma intanto faceva di testa sua e si è fatta superare da dieci atlete per le sue idee strampalate, peraltro con distorsioni cognitive che erano voragini cognitive (non sto facendo Boulder e sto facendo troppa Lead==> guarda che negli ultimi 9 giorni hai fatto 5 tiri, tre sedute Boulder e una di Japan. Silenzio e mi guardava male. Come se la volessi ingannare. Dio santo aveva il file Excel ma l’evidenza le dava fastidio.). Le dicevo guarda che è inutile che tu faccia un 7a flash al Moon se dopo 20 prese di 7a mi cadi su un 6c di blocco. Era tornata da Innsbruck finalmente come volevo io, con 22 tiri di grado 8 in 7 giorni, ovvero in linea con le specialiste Lead di CdM, e a Milano se non si distraeva col piede arrivava seconda, era tutto lampante e di nuovo ha ricominciato a fare due ore di Japan quando dicevo una, a chiedermi no foot perché la pelle la pelle la pelle. Usava la scusa pelle per non fare Lead quando qualunque specialista al mondo di Lead deve scalare con pelle marcia e stop. Aveva ancora lacune tecniche evidenti, mancanza di retroversione di bacino soprattutto quando perdeva di lucidità, incapacità di rallentare e di letteralmente strisciare per rimanere dentro la terza dimensione intanto recuperando gli avambracci, e le avevo dato in riscaldamento degli esercizi tecnici che, ora lo capisco, le devono essere sembrati inutili e sciocchi. E invece cadeva sempre allo stesso modo, era evidente a qualunque esperto tranne che a lei.
Sono stato buono e non mi imponevo perché è emotivamente più fragile anche di chi criticava per questo e mi dicevo, assecondiamola altrimenti scoppia, e invece aveva già deciso da tempo e non aveva il coraggio di dirmelo. Un’adolescente che mi ha fatto perdere un mare di tempo e che mi obbliga per chissà quanto tempo a sbattermi dietro cose su cui non posso più tornare indietro.
Quanto tempo della mia vita buttato dietro prima a Juri Villa (il cui exit di uno dei tanti, milioni, della storia dello sport, talento che gettano via il talento), e lei.
Incredibile che mi sia sbagliato così su di lei?
No, mi accadde con colui con cui andavo a scalare e mi frego’ sul numero di copie vendute di Uomini&Pareti
Mi accadde con chi si fece progettare e costruire gratuitamente per tre anni un festival da me e poi quando l’importanza si era consolidata mi fece fuori per far entrare maneggioni vari che io appunto non volevo.
Per me la vita e’ Passione e darsi, persone con le quali vivere un percorso e i ricordi che ne scaturiscono. Per questo ho ben pochi, ma solidissimi, amici. Quelli che mai e poi mai avrebbero tradito dietro proprie ambizioni.
Per paradosso sicuro lei dopo le due gare batosta ora avrà capito cosa deve fare, andrà ad Innsbruck per mesi e ovviamente farà esattamente quel volume e quell’intensità che chiedevo, e per giunta pagherà una persona che sfrutterà naturalmente ciò che è stato fatto mentre io manco chiedevo soldi per la benzina e ho pure litigato con passini e la asd ragni per lei.
“Mi sento vecchio. Qualsiasi conversazione riguarda il passato”
Tre giorni prima della gara di Campitello
ha ora un approccio adolescenziale su tutto (FIFO: First In, First Out). Chi sta ascoltando! Cosa sta succedendo? Sarà un disastro. Ha perso tutta la resistenza.
Cosa le accadrà in futuro?
La vita le presenterà il conto di questa cosa che ha fatto mandandola nell’anonimato, mentre con me sarebbe arrivata in altissimo, oppure le ultime parole che le ho detto (non ascoltare mai te stessa nel pianificarti, non sei in grado. Nessun atleta prima dei 28-30 lo è e tantomeno tu) la riporteranno su un umile percorso di atleta che ascolta ed esegue?
Ora sono piegato da tanti bellissimi ricordi di una bambina e una adolescente che cresceva e per la quale volevo un futuro di passione, mai e poi mai pensando che avrebbe calpestato in pochi mesi le sofferenze e le speranze comuni. Un sogno travolto in pochissimo.
«Non ho mai capito perché la giustizia non possa essere messa in vendita. Magari includendo un piano di credito. Cos’ha di tanto speciale la giustizia?».
Questa è l’ultima frase, da The Passenger.
Devo sperare che le vada male, per vendetta, o essere insensibile e noncurante al suo destino?
Sono stato proposto per i Ragni e ci sono entrato nel 2003, insieme a Gio, e a Cristian Brenna. Era fine autunno o inizio inverno, tavolata della cena. Conoscevo Gio e certamente pochi sapevano chi fossi io, non avevo ancora aperto le vie, non ero nessuno, ma tutti sapevano chi fosse Cristian. Cioè…era quel tipo che da elettricista era arrivato in catena a un Rock Master. Era quello che si era formato sulle placche lecchesi, a Erna soprattutto, e poi siccome era diventato forte ma le gare si svolgevano su strapiombo, si era fatto a casa sua il pannello più strapiombante del mondo. Non lo sapeva, me lo ha detto giusto qualche mese fa, aveva un sacco di storie divertenti e una delle ultime fu questa, che andarono a casa sua garisti stranieri e tutti rimasero attoniti da quanto strapiombasse. E dai suoi circuiti di 70 movimenti. All’inizio la sfida era fare 4 movimenti, poi piano piano arrivarono i circuiti. Ma quanti? Ah, 10×70. Ma finiti, eh. Se cadevi non contavano
Siccome l’alternativa era fare l’elettricista, ci diede dentro come quelli che hanno fame di una vita migliore. Ed entro’ in Finanza. Arrivo’ anche secondo in Coppa del mondo, la sua sfiga fu la presenza di Legrand, che sullo stile di quei tempi, infinita resistenza su prese discrete quasi tutte uguali, era veramente imbattibile. E perse anche molto da Yuji Hirayama, il primo giapponese della storia dell’arrampicata, che divenne suo grandissimo amico. Era molto difficile non essere amico di Cristian.
In questi ultimi due anni entravo nei palazzetti delle gare e lui mi salutava sempre per primo, era velocissimo a salutare. Com’è Fabio. Lui a me.
Dissi più volte chiaro e tondo a chi di dovere che lui avrebbe dovuto fare una lezione di due ore o più a tutti gli agonisti italiani. Lui aveva vinto e perso davanti a 10000 persone, aveva lottato contro lo squadrone francese, contro la NON federazione italiana e l’organizzazione francese e il talento di Yuji. Lui e Zardini erano stati eroici.
Era incazzato come una bestia per i conflitti di interesse italiani. Non avrebbe mai fatto certe cose in favore di sua figlia, e per questo quando a dicembre fu scritto che era nel team federale dissi, finalmente. Meritava la totale responsabilità perché nessuno ne capiva quanto lui e nessuno avrebbe mai stimolato e consigliato quanto lui. Infatti gli chiedevo sempre tutto e gli sottoponevo tutto. Sul piano politico, eravamo d’accordo su tutto. Siccome era per la competenza e la meritocrazia, era ovvio ma era ancora più netto di me. E aveva un occhiometro incredibile. Domenica, domenica scorsa, al piede che va via dice, ancora questi blackout, mi fa. Fretta, fretta, fretta. Gli dico, i piedi li guarda, e’ concentrata. E lui, a Milano, riguardati il video della finale, io non l’ho fatto ma ho avuto la sensazione che guardasse il piede, poi alzasse la testa e lo caricasse, e quindi lo perdesse. Perché aveva fretta. Invece stava bene, doveva guardare il piede, metterlo, sentirlo, spingere e andare su lentamente. Su quei piedi devi spingere con calma.
E sulla finale di sabato mi fa, Franci e la Hofer erano marce, lei no. Ha fatto quel lancio come loro, perché non ha usato l’intermedio? Faceva retroversione bacino, intermedio pinza del volume, passava tranquilla. Aveva tutto il tempo. Non fanno mai retroversione bacino.
Guardava tutto di tutti e tutte, si era calato molto bene nel ruolo. Io ero contentissimo e un paio di volte gli avevo anche telefonato, lui sempre disponibile. Lo avevo messo dentro nel libro Uomini&Pareti, insieme a Hirayama, Manolo, Moffat, Moon, Edlinger, Berhault, Huber, Glowacz. I grandissimi, le leggende dell’arrampicata. Gli altri erano alpinisti, in totale 16. Per me era nel 2000 uno dei grandi 10 della storia dell’arrampicata, e questo forse lo aveva sorpreso e da allora e per allora forse mi salutava sempre per primo. Com’è Fabio.
Abbiamo perso tantissimo perché quella cosa di starlo a sentire per due ore la volevo proprio fare. Il ragazzino con i Dreds che da elettricista era finito in cima al Rock master, poi era diventato professionista. Lui odiava due cose, proprio non le sopportava e si incazzava oltre le regole (e per questo fu sospeso dalla nazionale e fu mandato in punizione per tre anni dalla finanza…): le ingiustizie meritocratiche e il lamento da fatica. Chiunque si lamentasse per lui era da pigliare a sberle. Qualche mese fa mi disse proprio così, “se uno ha uno stipendio per fare le gare, deve allenarsi 40 ore alla settimana e fare tutte le gare, 4 settimane al massimo di ferie l’anno. Ma deve sapere che c’è chi non le fa e gli finirà davanti. Ma ti rendi conto che c’è chi dice che è stanco perché ha due gare consecutive?” Usava sempre la frase “ma ti rendi conto?”
Quando venne fuori che sarebbe andato al Pier Giorgio, io rimasi senza parole. Ma che cazzo c’entra Cristian Brenna con la Patagonia?
Ero al Ratikon con Paul e Dodo quando dissi così, e Paul ebbe la risposta pronta: una di quelle risposte che te le ricordi per sempre.
Brenna? Uno che si è allenato per le gare come ha fatto lui si mette 10 ore al giorno a fare dislivello con il saccone e nessuno gli sta dietro.
E naturalmente avvenne questo. E negli anni successivi divenne guida alpina, faceva alta montagna come se niente fosse, gli venne un po’ di pancetta ed io con sei anni in più ero fisicamente messo meglio.
all’apparenza.
Perché con la pancetta venne a Ponte Brolla sul famoso spigolo di 8a con tallonaggi e naturalmente lo fece a vista, e per lui andare a vista era rigorosamente mettendo i rinvii. Infatti c’era un mio fisso lungo al terzo perché era un rinviaggio delicato e se lo sbagliavi non era bello e mi disse, ah io l’ho rinviato dopo. Minkia ma se va via il tallone su quel liscio arrivi a terra da 5 metri e sotto hai tutti quei massi appuntiti.
Rise come sapeva ridere lui e rispose, eh, l’ho rinviato dopo
Nel 2000 intervistai Edlinger per il libro Uomini&Pareti
Per motivi di spazio, la sua intervista e quella di Berhault ebbero piccoli tagli, che però non furono poi così logici. Eccola nella sua versione integrale
Why was Patrick Edlinger the most famous climber in the world?
I think it happened because I dedicated myself totally to climbing, and then above all for the films of Jean-Paul Janssen, which developed and mediated the climb, which showed a boy climbing and who had devoted his life to climbing. And it wasn’t just the climbing, there was a person who lived in nature and freedom, there was a way to live in the joy of natural life. And he was a happy character to experience this, and so I think people liked this
And I also think that in France, in the 80s, there was this need for freedom, so films also responded to this need. It was a combination of circumstances, personally everything fell from above. I was taking a driving course to continue living, I liked climbing but it wasn’t me who composed these films; which were very successful, and thanks to them I was able to live a superb life, the freedom to climb every day all over the world.
And how did becoming so famous affect your behavior?
Personally nothing, I think I’m serious and honest, I think about what I do and not what I am. It was convenient to have the economic freedom to climb every day, there was also the disadvantage of popularity… going to Fontainbleau and having about thirty people following me from block to block (laughs). It is hard to find certain moments of tranquility in certain places. However what matters is climbing and you get used to it, whether they look at you or not. People’s gaze is not really that important.
When did you start embracing free climbing?
Before climbing was a training for the mountains, between 74 and 80 I saw what was in the mountains and I did a lot of it … and I asked myself some questions, I took stock of the situation and compared it with climbing. And I understood that there was a lot to invent and create and I totally consacrated myself because I liked it more.
Charisma: you have some, today many are very strong but they don’t have any, and they give few messages. Why?
(laughs) I can’t tell you, what can I say? The others say so. My generation had many charismatic climbers, perhaps because the climb was more “exposed”, engagee ‘, so there was more awareness and decision. The exhibition forges personalities. I am not the one who has more, as others of that time were forged by what we did. I think that even today there are charismatic climbers, and maybe they are the ones who do something special. You should ask others …
You have opened routes that have become milestones and historical free-climbing: did you realize that you are, with a few, ahead of everyone?
In those years those were the things that were done, 7c / 8a. I dedicated myself totally to climbing, and it was also a way of getting to know each other better. It was also my temperament, every day a new challenge, trying to make things evolve, progress technically. And it has also helped me to progress in life and to move forward with things.
The philosophy was to try to do something better every day than the day before, and I applied it in the climb. And those were the grades you did, and there were other people doing just as hard things in the world. I tried to predict by trying to imagine what I could do in the next ten years, also putting bolts on routes I couldn’t do at that moment. But I didn’t like to work the routes too much, and I left them there … like those who do 9a today. Go beyond what you’ve done. Except that someone else does it for the glory, then I really don’t, it was just a personal search. I have never been one who did things to become the strongest, this is true for when you are 15 or 16, at that age it is normal to want to be a protagonist of the scene … but after that it is more important to be there, without point of reference point, and imagine moving forward, inventing new points of reference. For me this is the progress of climbing, not being a 15 year old who wants to be the strongest.
The important thing is to be you, with your training, your imagination, your way of seeing things… and that way.
And the competition, was it there even before the first Bardonecchia event?
Competition… it depends on what you mean. It’s been around since you were little, but there’s good and bad competition. There is the one that forces everyone to go forward, and there is the one that encourages you to go and try a very hard route somewhere … and there it is not on a personal level, you have no references and the the competitive aspect is going to see new horizons. It was a competition on the street, not on men. I’ve always felt that way.
It’s been a long time since I stopped. At that time there was the 19 poster, remember? I personally wasn’t for the competitions but I didn’t care that they were. They could have existed, also because it was the logical sequel of things. It is not representative of the totality of the climb but of a part yes.
And it is rewarding when you are young, you are 15/20 years old, even 25, and you are looking for an identity … I gave credit to the climb, the least I could do was participate. But I had one event a year, the biggest. Then one year I decided to do the whole World Cup, and something strange happened: I was stronger than before, but my head was obviously gone, because I went worse. It was no longer my place, and it had become too much. My real place is within myself, that’s for sure
But it’s okay that they exist, they make climbing known.
Was climbing ever a prison for you?
Absolutely not, because it’s my way of life. It’s my life. I am a person who needs great freedom, and therefore it could not be a prison. Everything, even the films, I did in great freedom.
How would you define your style compared to that of a Menestrel or others? Well, I have my own way of climbing… and I’m not looking for elegance, the important thing is to be effective, style matters nothing! Economize, even in gestures … and this, yes, gives a style. The impression of lightness you give on the rock is due to the fact that you make less effort, you take advantage of the inertia of the previous movement to do the next one and this gives my style, and it has never been a search for elegance. In fact, there are people like Manolo born to climb and others born to be musicians! A question of feeling …Antoine, me, Stefan and Manolo have probably always seemed more elegant because we have always been efficient, and also because we have a style that derives from our strong point, joint mobility. But what counts is what you manage to climb and I wasn’t able to climb Om and Action Directe, so as you can see our qualities didn’t count there, as well as if a pitch requires a very closed breaststroke position or a split I fear that someone is doomed (laughs, ndr), or maybe they say that something is broken (laughs even harder, ndr).
Really, both strengths and weaknesses matter. It is like this in all sports
Two protagonists of the book, Berhault and Dal Pra, told me that you impressed them. And you, who has ever impressed you?
Many and none. Who climbs while having fun but at the same time pushes to the maximum. There are many, happy people on the rock and totally dedicated to climbing. The latter is not always evident. There are people who have little time and use it to climb as much as others who have a lot, and this means passion.
However, I was almost baffled by Alex Huber when he went on the Salathe. Sure, I knew about his pitches at crags, but that he went there to the land of American specialists to free a legendary route…incredible. I was struck when in the early 80s they called me to tell me about Manolo at the Verdon, he had onsighted all my hardest pitches and had come from Paris several times to try them.
I remember that on the phone with Patrick (Berhault, ndr) we laughed a lot about this, because for us it was wonderful that there was someone so ahead of us while in Paris they certainly didn’t take it well. Then Manolo bolted and immediately climbed those two pitches, I can’t remember the name now, I went to try them and he had given 7b and my friends had seen him do it with ease but it took me a really long time and I understood that he belonged to another category.
Climbing Free solo, the only integral. Tell me a little …
I can tell you about Orange Mecanique. I started climbing after high school, in the Toulon region, in 1976. went with friends, but during the week there was no one. At first I traversed below, then I said to myself: why not make a route? Then they became two or three, and finally a necessity. And it has become a need because it allows me to reach a state of extreme concentration. It is a bit of a very strong form of Yoga, a very strong concentration because it is your life that is at stake. Subtle sensations difficult to express. It’s an amazing way to get to know you, because if you’re wrong there is death. And you can’t slip. In the end, the most exposed and difficult route arrived, Orange Mecanique. I did others, but less exposed. She is in Cimai, I used to do it to warm up, I can do it ten times a day without falling, and I said to myself: why not do it alone? Because soloing is another thing, everything changes. Also because it is so subtle in terms of sensations that you can lose focus, and this is the purpose: to see if one can concentrate enough to do it. And you learn a lot of things. It is also the purest way to climb, no artifice, the highest purity on the rock.
However, you and Manolo have been criticized because you have spread a message of the No Limit type of climbing …
I don’t understand the question well… criticisms, honest ones, allow us to evolve, and I accept them. I have not seen the films of Manolo, a person that I appreciate very much as a man and as a climber, in mine I also wanted to show the aspect of the soloists, which is a face of climbing. It is a dangerous thing, it takes time and training, and I did not want to make people dream with free solos, but only to show this aspect too. I’ve had a lot of positive echoes, many people told me that they started climbing after seeing my films, and it’s quite rewarding. As for me they were the projections of Bonatti, Desmaison. Each generation passes something to the next.
Yeah … but your previous one was mountaineering. Haven’t you found it again?
I haven’t fully returned to it yet. In 76/77 I realized that to reach the climbing level I could not continue with the mountain. I realized that one year, having trained for a whole Spring, I had become strong, but then I did the summer season in the mountains and on my return it had taken me three months to get back as before. And then I decided that the climb suited me. I went back to mountaineering a bit, accompanying Patrick in his first part of the traverse, but I don’t know if the Dolomites can be considered as a real mountain, there is a lot of rock and it falls within my specificity. I liked it a lot, more in there I will definitely be mountain and mountaineering, it is magnificent, I like the elements and I think I will have the physical capabilities. Now I have to take advantage of what I can do on rock.
You are also known for Ceuse type bolting, not exactly in fashion today …
Ceuse is a beautiful place, and it is also known for its falls, the bolts are a bit far away, but you know, in 83/84 the routes also opened from below, then a certain type of limestone arrived and rigging from below was impossible… so they agreed to bolt from below. But it was difficult for me to accept it, even though I understood that it was necessary to progress. For me, putting bolts meant climbing, I used as little as possible because I was used to finding one every ten / fifteen meters and so planting one every five meters seemed to me a well protected route. Maybe people said it was a little exposed but if you don’t fall to the ground it’s a huge confidence compared to where I came from. And in fact I think Ceuse is well equipped, she has allowed us to progress, she has begun to say: let’s go to the maximum.
Today it is often abused, some super-equipped crags … I don’t think it is beautiful or necessary.
When is a route beautiful?
When it attracts me! It is subjective, like a woman… some like it, others don’t! The important thing is that it is completely natural, and that the place is natural; otherwise all styles are beautiful and interesting… limestone, granite, fissure, overhang, slab, everything can be magnificent… a crack can be perfect, for example.
And what’s your opinion on bolted long routes, like Ratikon?
I think it is very good for sport climbing, plus there is a beautiful environment. I can chain hard lengths one after the other, and it’s certainly not the same thing to do them on the ground or 200 meters above the ground. It takes a lot of concentration and preparation. However, they are not comparable to certain routes on the Marmolada where you also have other exposure.
What is the difference between today’s climbers and those of your generation?
(laughs). It is evident: those of today are young, very young. Seriously, I don’t know, there are so many people climbing. There are those for whom it is a way of life, as it was for us. There are those who consider it a sport, those who know it on the panels… for me it is an expression of freedom, if they are well, they can practice it anyway. The real difference is in the equipment, apart from England where even now there are people doing very hard but exposed things.
But I think we’re just getting started, really. If you think that we reached 8c out of nowhere in 10 years, without gyms, you can imagine what kids will be doing in 20 years. We are a young sport. And we have prepared ourselves by learning about ourselves, without coaches as in other sports. I am very flexible and strong in the big muscles and have good stamina, but Manolo was much more flexible than me, Gullich was stronger than me and Legrand’s stamina was maybe 10 times more the mine.
And I’ve never had Ben Moon’s finger strength. Imagine a coach who takes care of so many kids in every single aspect
And what’s the difference between an 8a from 83 and a 9a today?
We realized that we could go more, and we began to train specifically. It is above all the training that allowed us to bring the holds closer and keep the smaller ones. Training is the reason for today’s 9a.
For me, these years have meant making things harder and harder, working more lengths.
But is there still room for discovery?
It depends … in terms of cliffs yes, I am lucky enough to be able to travel the world and there is an incredible amount of different rock! For the progression, the space of discovery is infinite, it is evident. I would like to live a long time to see the next generations, and for this I do not conceive the chipped holds, they take away space for discovery. What today is impossible tomorrow will surely be impossible, it is ridiculous to dig the holds. The evolution is infinite, if you think that a very hard block of 4 meters can become a stack of similar blocks one on top of the other… it will give the difficulty of tomorrow, for sure.
Projects? Sure, it’s evident, it’s my temperament. My character is to always go forward. Looking for increasing difficulty, finding lines and crags that motivate me. This is simply my life, but not just for climbing, because in general I always set goals.
But where do you still find the motivation, and how do you find it? It is simply a need. I’ve been climbing for 20 years, and I need to climb every day. If I don’t go I miss it. And even after 4 years of the magazine the desire has increased tenfold (laughs). I share the effort and its moments with friends, what I like is the rest after a day of fatigue.
Why climbing and not another sport?
As a young man I practiced many sports, but when I started climbing I realized it was for me because it gave me a lot of joy. And I had aptitudes. Besides, it was a good excuse to travel and meet other people from another culture. It gave me more satisfaction, it seemed to me it gave more o my person and allowed me to learn more about myself.
Have you ever had periods of crisis, of rejection, of rejection? Never! (laughs) really no, as far as I’m concerned. When I launched Rock’n Wall magazine I started climbing less, of course. I was asked, and there was really a need. There was nothing right about climbing in France, and it wasn’t representative of what climbing meant to me, the world view of climbing, the people and the places. It lasted 4 years, but I wanted to go back to climbing more…and my vision of the rocks is certainly not in the office. This magazine needed, it overwhelmed me.
But now I climb every day.
Why so many climbers in France?
Simple, the media of the 80s, the geographical position, a federation that spurred the races and the development of climbing in general.
But we hear that the hard routes in France are simple compared, for example, to Germany, Eastern Italy … I think it’s for a different style. In France the routes are mainly of resistance, of continuity, while in Germany I have found many short routes, with Boulder crux. It is a completely different style, but those who do well on the blocks can find difficulties in the French continuity. Myself, if I had to do a short route of 5/6 movements, I would train differently.
How do you live with sponsors?
Today it is difficult for young climbers, there are many! I was lucky, they always looked for me and I never had to do anything to get them. I write for them, I test the materials, they use my image…and I have always had maximum freedom, also because I don’t have a character that can be tightened. I advise young people to draw up clear rules from the beginning
You were the first to write a book on training supported by a scientific expert; even today books written by climbers are circulating, with only personal experience behind them. What differences do you find in training today?
The difference is mainly in the possibilities. Today there are the climbing panels, the Gyms … we only had the hangboard. The training is much more specific and more playful. Once you know all the ingredients, all you need is motivation… which is what you need on the rock. And there have been advances in scientific knowledge, too.
I also like climbing to climb, but I need the stimulus. If you don’t want to improve, it can become routine.
But where do you still find the motivation, and how do you find it?
It is simply a need. I’ve been climbing for 20 years, and I need to climb every day. If I don’t go I miss it. And even after 4 years of the magazine the desire has increased tenfold (laughs). I share the effort and its moments with friends, what I like is the rest after a day of fatigue.
Non ho visto Cornell nel suo concerto acustico, ma neppure Elvis Presley agli inizi (non c’ero), gli AcDc nel 1980 e Maradona nel 1986. E Lewis vs Powell? Hagler vs Duran? Phelps Vs Lochte?
Peraltro la grande mappa del mondo inchiodata su un legno multistrato molto grande che avevo messo sopra il mio letto, piena di chiodi neri da colorare di bianco laddove avessi visitato il luogo chiodato, ha avuto tre anni di furiosa colorazione, e poi è rimasta lì. Complice non la pigrizia ma proprio prima la speleologia e poi l’arrampicata. É un po’ uno stereotipo che non mi ha mai convinto che l’arrampicata sia uno stile di vita, che ti faccia viaggiare, etc etc. Un po’ come certe frasi, scalo le montagne per trovare me stesso, vivere nella natura…
Mah
Negli anni furiosi delle vie difficili ripetute o aperte, ben pochi secondi erano dedicati al panorama e a conoscere me stesso. Molto schiettamente, volevo andare border line sempre e comunque, rischiando il più possibile. Mi sono conosciuto meglio leggendo Mc Carthy, Musil, Pynchon, Saramago e Wallace, e i panorami che mi sono goduti sono stati in giungle e deserti dove, peraltro, ora so aver rischiato molto ma molto di più che sulle vie del Wenden.
Questi ultimi 8 anni sono stati pigri da far schifo rispetto ai miei anni precedenti. Tanta sedia e schermo di computer, con atleti oggi sparsi per il mondo che sono il mio pensiero. Fisso.
In una taverna così densa di libri e robe del passato sono saltati fuori oggetti e altro completamente dimenticati. Per esempio questa è altre foto. Penso avessi sui 34-35 anni e nessuno al mondo avrebbe predetto 1) aperture con 7c obbligato 2) Ragni di Lecco 3) allenatore fino a guardarmi un’atleta all’Olimpiade!!
Siccome sono sempre quello che non si accontenta, sono qui a pensare a LA28, a chi può provare, perché “se tiri 500 volte al giorno in più degli altri puoi anche diventare il più grande tiratore di tutti i tempi pur essendo basso in uno sport da alti”
È stato un 2023-24 da codice rosso emozionale, e non è finita.
The mystery of life isn’t a problem to solve, but a reality to experience
Non sono assolutamente più in grado di fare una cosa del genere, mi sembra impossibile che sia io in questa foto e in certi video del film INFINITE JEST, catturato per un film e durante il quale forse per la prima volta mi dissi, ma che cacchio sto facendo?? Dovevo rifare questo tiro e in apertura non mi ero reso conto che in pratica fosse un Free solo perché il Friend lontanissimo non sarebbe intervenuto, per la famosa rivelazione della Mela a Newton, mi sarei schiantato sotto. Era solo 7a+ e ne avevo aperti molti altri di tiri scellerati così, e sempre non avevo consapevolizzato l’enorme rischio.
L’occhio assoluto di una camera da una fissa mi rivelò la banalissima verità, avevo esagerato.
Eppure anche adesso che ho 60 anni penso che abbia fatto bene ad esagerare in mille cose, ad essere molto sopra le righe, insofferente a tante regole fin dalla leggendaria espulsione dall’asilo…ora che le regole si sono decuplicate, che si paga per parcheggiare ovunque, che per visitare un luogo o un centro storico devi avere un solido stipendio e quindi cultura sport e insomma le cose belle non sono PIÙ a portata di tutti, decidere per se stessi di partire per un obbligato assurdo mi sembra un qualcosa da difendere, pur sapendo che a milioni sono pronti a spalarti merda addosso nel caso ti vada male.
E tutti voi che mi avete fatto gli auguri e’ perché siete come me, vorremmo una libertà serena per noi e ci riconosciamo diversi dal così detto mainstream. E a un certo punto avrei potuto fare soldi andando in TV a commentare disgrazie varie ma grazie a Dio a me piace anche andare in giro con una macchina da 330.000 km e dormire ancora in posti scomodi per gli altri ma a mia completa libertà.
Ieri ho visto una grande Clip di Joe Satriani, formidabile chitarrista molto, molto teorico. Insomma, uno che ha sempre saputo la teoria a livello classico. Negli ultimi anni è in un gruppo che suona anche dei pezzi di Van Halen, e imparandoli, ha detto, ha scoperto quanto siano assurdi, senza alcuna base teorica, da bocciatura a qualunque esame di conservatorio. Eppure meravigliosi in ritmo, innovazione, idee.
Eddy Van Halen vinse da adolescente tre anni il premio come miglior pianista emergente della California senza saper leggere la musica. Andava a orecchio. Sapeva suonare tutto e componeva ma senza alcuna base teorica. E io non ho mai avuto un milionesimo del talento di Eddy ma ho capito da subito che c’erano troppe prigioni da fuggire. Sono stato LIGIO al dovere solo per i 5 anni dí ingegneria e in quegli anni facevo cose assurde solo 15 giorni all’anno.
Non mi pento di quei 5 anni a testa bassa secondo regole altrui, ho sviluppato tante capacità anche per seguire talenti veri in arrampicata, e anche il talento di mio figlio, ma dei miei primi, e ultimi (perché 120…), 60 anni, posso stilare almeno 20 traguardi che mi rendono più fiero, e uno è questo tiro, assicurato da un fuoriclasse, facente parte di una via che nessuno ha più ripetuto fino alla fine e quindi completamente inutile ai fini sociali, che ha dato un film piaciuto a molti e da cui abbiamo ricavato zero, vivendo decine di giorni spingendo al massimo come due scemi, veramente solo per noi.
E sono sicuro che voi tutti siate proprio come me, irriducibili romantici, che non mi ricordo più cosa significhi, chi fossero nella storia dell’arte, ma mi piace pensare proprio gente come noi, capelli senza cura e Spiriti liberi
Ho sentito che le criptovalute si sono quintuplicate ma io non ho saputo prevederlo
Ho saputo che sono usciti modelli di auto molto accessoriate ma 1) non mi ricordo più,era da scrivere maschile o femminile accessoriat…2) la mia Duster va benissimo anche se nessuno vuole più salirci sopra (sono momenti alla stupendo, si la canzone con l’assolo finale)
Ho letto che ci sono SPA da mille e una notte e che potrei permettermelo
Yuri ha detto che Una cosa divertente che non farò mai più non era esagerato, anzi.
Ho letto che il mio idolo Cormac Mc Carthy fuggì con una minorenne di 30 anni più giovane, che ben 10 personaggi tutti miei eroi sono quella ragazza la’, e che degli emeriti professori universitari hanno tolto corsi dedicati a lui.
Abbiamo letto due libri forse più sofferti de La Strada in questo viaggio ed è difficile spiegare perché sentire I will remember dei Toto o leggere quei libri lì ci renda più forti, sereni e innamorati, però va esattamente così.
Ho riletto venti volte la prima pagina de Il Re Pallido, il resto del libro è quasi illeggibile ed è proprio come l’assolo di Lie in The sand, sono momenti di 2 minuti dentro ore molto noiose o troppo difficili ma vi dico una cosa, a noi bastano 2’ così per vedere Luce ovunque e mandare a fanculo criptovalute, carriere da pancia e occhiaie e tutte quelle cose di altrui successo che non stamperei mai per riguardarle di tanto in tanto.
Non ho letto da nessuna parte ma vi giuro che è successo che un figlio ha voluto fare un viaggio con il padre, che i due hanno piantato la tenda per 7 notti in posti alieni e che si sono divertiti senza un attimo di sosta e che un mango tropicale mangiato fuori dalla tenda li ha letteralmente mandati fuori di testa dalla gioia
‘’«Imparare a pensare» di fatto significa imparare a esercitare un certo controllo su come e su cosa pensare. Significa avere quel minimo di consapevolezza che permette di scegliere a cosa prestare attenzione e di scegliere come attribuire un significato all’esperienza’’ David Foster Wallace
È difficile per chi non pratichi sport agonistico capire perché la parte mentale quasi sempre conti di più della parte fisica e tecnica, ci provo partendo da Steph Curry, e menzionando boxe, tennis, tennistavolo e Speed climbing, 4 discipline in cui si è 1vs1, ovvero nella situazione di massima tensione che si possa sperimentare.
Lettore, non so cosa tu faccia nella vita, se sei un chirurgo e hai in mano la vita di qualcuno, magari di un bambino, allora sei veramente in un mondo psicologico a parte, altrimenti sappilo, qualunque tua responsabilità professionale è niente al confronto a quello che ti sto per dire. USA FRANCIA, finale Olimpica. Gli USA sono enormemente più forti dei francesi. Soltanto un giocatore francese verrebbe selezionato per far parte della rosa degli 11 americani. Soltanto altri 3 francesi sono da NBA, due dei quali però non fra i primi 50. Invece la squadra americana non sta facendo giocare due fra i migliori 15… E allora perché a 3 minuti dalla fine USA è sopra solo di 3? Perché sono OBBLIGATI a vincere. E perché giocano in Francia. E perché il più povero di loro guadagna 10 volte il più ricco dei francesi. E perché la NBA ha pagato 18 milioni di dollari per 15gg di albergo a Parigi. La Francia a quel punto è schizzata, tutto le viene bene. LeBron ha fatto una gran partita ma anche Booker e Davis, Durant invece così così, Curry é on fire. Pochi sportivi nella storia dello sport sono stati arroganti e irriverenti come Curry. Certamente Tomba, Mc Enroe, Bolt, Bryant, Jordan, Phelps, Alì, Mayweather, ma io metto Curry davanti a tutti. Sapete perché? Perché era classificato sfigato. 188cm, per il basket. Come se Bolt avesse avuto le gambe corte o Tomba quadricipiti scarsi. Come se Egonu avesse avuto elevazione scarsa. Come fai a diventare il migliore del mondo? Andando contro regole e convenzioni. CURRY a 17 anni si inventa un tiro da lontano, lontanissimo, a parabola altissima. Spara la palla verso il soffitto, che poi cade in maniera ridicola nel canestro, NESSUNO aveva mai fatto così, si esercita500 volte al giorno da ogni posizione, per 15 anni. E già a 21 é qualcosa di mai visto, e dai suoi 23 diventa un rivoluzionario. Dove é obbligatorio passarla, lui tira, da lontanissimo e marcato. Contro ogni insegnamento, contro ogni corso di formazione. Contro tutti e tutto. Ha la fortuna di trovare un allenatore, Steve Kerr, ex miglior tiratore dei Chicago Bulls di Jordan, che capisce che quel ragazzo PUÒ e DEVE fare cose anomale, irriverenti, arroganti. E Curry tira tre volte da 3, da lontano, e la Francia é ammazzata. Quasi. Serve il colpo definitivo. Riceve palla, la dà a Durant. Durant é marcato e la restituisce. Durant, il secondo migliore tiratore della storia dopo Curry (mi perdonino Nowitzky e Allen). Anche Durant è un cecchino arrogante, ma ha capito che è la serata di Curry. CURRY riceve ed è marcato da 2. Dall’altra parte, liberissimi, LeBron e Durant. Qualunque insegnante al mondo metterebbe fuori squadra giocatore o ragazzo o bambino che non la passasse di là. Ma le regole sono fatte per mediocri o normali, e così i corsi di qualunque tipo. I Campioni NON devono seguire le regole. E quindi Curry, pressato dai due francesi, in totale disequilibrio, invece di passarla, tira verso il cielo. E mentre ricade su una sola gamba, peso all’indietro e postura sbagliata, la palla dal soffitto scende ed entra. LeBron, Durant e i giocatori francesi si mettono le mani nei capelli. Durant visse contro di lui la stessa situazione tanti anni fa. Curry distrusse la sua squadra, più forte, in quel modo, e Durant cambiò quella squadra e la storia recente della NBA. CURRY ha messo 15 anni di tecnica al servizio della mente. Ha ucciso i francesi psicologicamente. Se la partita fosse continuata, avrebbero perso di 30, i francesi. Senza Curry, forse avrebbero vinto. Invece, perdono di 11. Nel tennis e tennis tavolo il campione alza il livello per pochi minuti e uccide l’avversario così. È stato Djokovic il migliore di sempre in questo: Federer, più completo, ha vinto meno di Djokovic perché al limite mentale ha ceduto parecchie volte, in 20 anni. Nella Speed climbing, la disciplina forse più feroce che ci sia perché tutto si consuma in meno di 5 e 7 secondi fra maschi e femmine e il tipo di salita comporta trappole tecniche quanto il tennis e il tennistavolo, la parte mentale è così soverchiante che le sorprese sono più frequenti dei pronostici limpidi. É come se ogni volta Douglas battesse Tyson. A Bea feci vedere gli ultimi 4 minuti della gara 7 ovvero la decisiva del 2016. Trovami la svolta. La trovò subito. Cleveland chiama time out ovvero pausa. Le telecamere inquadrano Irving che va verso la panchina, sbatte la testa e si parla. Self talk. LeBron ha appena fatto la stoppata più incredibile della storia del suo sport, sta giocando da mesi come il miglior Jordan del passato, è mostruoso. E vede Irving che si parla. E capisce. Nel minuto di pausa LeBron dice all’allenatore, palla a Irving. Riprende il gioco, Irving riceve, attacca Curry e gli tira in faccia. Da tre, ovvero da lontano. Segna. CURRY piega la schiena all’indietro, costernato. Irving lo ha mentalmente vinto sul suo terreno! Il fatto che Bea comprese a 15 anni quel momento, di uno sport che NON conosceva, mi fece capire che razza di atleta stessi allenando. A 15 anni, era così Phelps, per dire, e pare già Djokovic e Alcaraz. Altre leggende si stavano formando fisicamente e tecnicamente, ma erano niente, mentalmente. Totalmente nelle mani di allenatori, genitori, eventi. Arrivare mentalmente ai livelli dei migliori della Nba significa essere degli alieni. Chiunque abbia visto le Olimpiadi anche di boulder e lead, avrà notato come Jania Garnbret abbia scalato male nella Lead. Ha vinto perché davvero Tanto più forte, ma ha vacillato. Niente a che vedere con il ghiaccio nelle vene di Curry, Durant, Bryant, LeBron, Jordan, Irving. C’è un motivo: é giovanissima, anche i nomi citati sono diventati killer dopo i 28. Prima, come Jania, sono stati “semplicemente” dei fuoriclasse. Solo Phelps già a 19 era un killer. Bolt lo divenne dopo i 22. Mayweather dopo i 25. Ma l’arrampicata è anche uno sport giovane. Schubert, Megos e Ondra, mentalmente sono dei ragazzini in confronto ai pari età di Nba. Perché in NBA la parte mentale è allenata ore e ore al giorno in maniera anche estrema. Nella sua biografia, Giannis Antetokounmpo racconta di insulti da denuncia penale dell’allenatore Jason Kidd (ex grandissimo giocatore) nei suoi primi 4 anni. Antetokounmpo, atleticamente alieno, un Jordan 21 cm più alto, tornava quasi ogni sera nel suo appartamento piangendo. Con Kidd mollarono molti, qualcuno lo attacco’ anche sui giornali. Antetokounmpo resistette e dopo 4 anni divenne, in campo, “un bastardo che faceva paura”. Lui, persona gentilissima di natura, in allenamento e in partita dopo quei 4 anni é diventato un killer, arrogante e temibile. Non sono capace di essere come Jason Kidd, sono molto più simile a Steve Kerr, persona sempre tranquilla e serena, che semplicemente ha lasciato che Steph Curry facesse quello che si autoprogetto’ per diventare il più grande di tutti i tempi nel tiro killer , arrogante. Durante le olimpiadi nelle prime 4 partite Steph Curry ha giocato molto male e tirato malissimo. L’allenatore del Team USA è proprio Steve Kerr, che allena Curry dal 2012 ai Warriors. Prima della semifinale contro la Serbia, che gli Usa avevano massacrato sia in amichevole che nel girone di qualifica di 30 punti, Kerr aveva capito che in gara secca la Serbia avrebbe tirato fuori una rabbia agonistica che è proprio solo di quel paese lì (Djokovic é serbo), e che sarebbe diventata pericolosissima perché aveva Jokic, il migliore di tutti da 4 anni. Kerr é andato da Curry e gli ha detto : continua a tirare con fiducia. Entreranno. 10 minuti alla fine della semifinale, Usa sotto choc, Serbia domina. LeBron, Durant e Curry segnano cose inaudite, mentre due fuoriclasse come Embiid e Booker si mettono al loro servizio. E Curry mette dentro tiri da lontanissimo, assurdi. Finale contro la Francia avete letto. Ma è anche da vedere, in video e in questa foto. La foto di una decisione insensata, però pensata e realizzata con ghiaccio nelle vene, in totale Flow, contro due avversari, una squadra, 20.000 spettatori, che solo due minuti prima pensavano di essere cacciatori. E invece, erano solo prede
Yuri, Tatiana, Alberto Schiera, Michele Sofia, Franco Gianelli, Davide Manzoni, Davide Battistella per il 1080 del 24 dicembre 2023, Marco Ronchi, e in cima a tutti e tutte Sara Raschetti, una donna eccezionale, una mamma perfetta come mia moglie per mio figlio. Poi anche parole e azioni importanti in momenti difficili Riccardo Moroni, il Dodo, Manolo, Massimo Barbieri, Luca Passini, Camilla Moroni, Andrea Rojas, Giorgio Bissi, Alessandro Biggi, Alessandro Palma, Marco Zanone e persone che hanno creduto in lei come Isacco Codega, Olivio Della Bella, Sergio Longoni, Marco Tarabini, Pino Zamboni, Francesca Benedetti, Vico Valassi, Michele Frigerio, Filippo Gualtieri, Hugo Pilcher, Pietro Zarlenga. Recentemente mi ha dato forza anche Stefano Alippi, per due anni fondamentale Samuele Bonfanti, per un anno Juri Villa, nell’ultimo anno la Vale e sua mamma, la grande Luisa (altra mamma top).
In questi giorni scadeva, più che correva, l’anniversario del nostro incontro.
8 anni.
Nel 2020 il cortometraggio su di lei uscito su EpicTV, di grande successo, mi vede correre all’indietro mentre lei sale top rope su un pezzo di parete ricavato in palestra ragni, 12 metri, con le prese speed avvitate a distanza non regolare. Ha vinto due titoli mondiali giovanili allenandosi così…boulder nel 2022 era seconda nel ranking europeo U20 allenandosi su pareti e blocchi da gara amatoriale. Ogni sera prendeva il treno per tornare a Colico, un’ora. Aveva cominciato ad avere quel maledetto problema al tallone. Una volta feci un refuso sulla scheda, un esercizio di bloccaggi 1-4-6 su listoni era 3×6. Scrissi 3×66 e dopo 4 ore che non arrivava il report (sì, ogni giorno il report), perchè aveva anche altro, le scrissi, tutto bene? E lei, è lungo, sto finendo. Dopo mezz’ora ancora venne fuori l’equivoco….
Di quella bambina dal fisico di insetto stecco che mi saltò da ferma a 12 anni un cubo di 125cm, e se non avessi il video non ci crederei, é rimasto moltissimo. Oh certo, ora è una bella donna che vive da sola da pochi giorni dopo il suo 18esimo (una sua mediocre professoressa di liceo le disse, non penserai di essere superiore perché sei andata a vivere da sola. Beh, certo che lo fu. Quanti con merito a 17 anni hanno uno stipendio e vanno a pagare affitto e spese da soli??), ha vinto in questi 8 anni titoli mondiali e italiani, ora va all’Olimpiade pur essendo stata spesso ostacolata più che aiutata da gentaglia che aveva occhi per altri, ma è rimasta l’indole da cinema con chi le sta a genio (giustamente pochi e poche) e l’incazzatura trattenuta ma che si vede verso arrivisti e incompetenti. E si vede perché non sa fingere, con gli occhi, guarda quella gente lì in un modo serio che è una coltellata.
Quindi ha avuto e abbiamo avuto molti problemi col mondo adulto istituzionale, con incompetenti e inadeguati, che hanno rallentato e ostacolato molte cose. Se non avessi avuto un sacco di tempo grazie all’attività del mio socio, non ce l’avrebbe mai fatta perché non le è stato facilitato nulla. E mi toccava, correre a destra e manca, perché anch’io ero causa di molti suoi problemi. Non essendo tecnico appartenente al cerchio buono, tutti i miei atleti hanno dovuto dare il triplo.
Pensate che nel 2022, dopo un secondo titolo mondiale giovanile, le fu detto, tu non hai vinto nulla. Le avevo detto di non partecipare a una inutilissima Coppa Europa di Amburgo, con nessuna atleta forte iscritta, e dovette subire questa stronzata, pur essendo l’atleta di arrampicata italiana con più gare, facendo allora tre discipline. Dieci gg dopo vinse il secondo titolo italiano, ma la stessa frase le fu ridetta, e perfino a me.
Perché Bea era già allora la gallina delle uova d’oro per le carriere dei soliti mediocri e la sua probabilissima vittoria in quella gara inutile faceva comodo. Solo che io e lei vogliamo solo vincere le gare che contano.
Come coppia funzioniamo, anche se abbiamo perso molto. Ha vinto più titoli italiani assoluti Speed della storia italiana e più gare di Coppa Italia Speed della storia, ma solo due argenti in Boulder e nessuna finale del campionato italiano boulder. E anche nessun podio in Lead. E vi dico che poteva e potrebbe essere l’unica italiana e probabilmente l’unica al mondo insieme a Nonaka e Jania a vincere nel suo paese i tre titoli.
Solo che questo obiettivo, raggiungibile insieme al 9a in falesia e all’8b+ di boulder fuori (sto scrivendo dati forti ma sono basati su ragionamenti forti), é stato spazzato via dal discorso olimpico.
Solo qualificarsi (solo…) implica molta ma molta più fatica di salire un 9a femminile o arrivare all’8b a vista. Anzi, non c’è paragone.
Un’altra galassia, come impegno, essere atleta olimpico o essere superstar in falesia o nelle gare italiane.
Ed è vero che stando in Italia battere la grandissima e amicissima Camilla nel boulder sarebbe stato durissimo, ma io dico non di più che qualificarsi a Parigi.
Perché c’erano 14 posti, anzi 10 visto i campioni continentali… e non poche volte ho pensato, forse era più facile in combinata Lead boulder.
Abbiamo avuto qualche crisi, ho perso la serenità una decina di volte, e mi hanno aiutato le biografie dei grandi. Alcune crisi erano identiche a quelle di Phelps o Tamberi o Pellegrini. Proprio identiche. Poi le crisi anche settimanali fra tennisti, sport dove il nervoso sale a vertici himalayani, e loro allenatori, sono proprio identiche a quelle che ogni tanto abbiamo noi. “il grande atleta é perennemente incazzato”, cit. Marco Ronchi. Sinner sta destabilizzando questa verità, ma siamo dalle parti dello 0 virgola.
E anche la Pellegrini se l’è dovuta vedere con gentaglia con i vaffanculo in pancia che ha scritto nel libro quando ha vinto il settimo mondiale nel 2019.
Insomma, siamo in Italia, c è un sacco di non meritocrazia e un sacco di politica marcia, più che altrove e non è uno stereotipo. È proprio così. Il sistema premia arrivisti e mediocri, danno gradi e patacche in base a corsi e altre scorciatoie. Zurloni é arrivato al titolo mondiale da solo, Camilla allenata da suo papà (primo livello…ma era zero quando fu vice Campionessa mondiale), e Bea… Vabbè, io sono secondo livello dal 2024, praticamente costretto.
Capendone pochissimo di Speed, ora un po’ di più ma sempre troppo poco, ho compensato con pianificazione e organizzazione e ragionamenti, e in questi campi sono buono. Il mio socio dice molto buono.
Mi sono fatto le ossa in Philips e anche nei 6 anni con i Ragni di Lecco. Sono un decisionista molto rapido nel concretizzare e avviare idee, le lungaggini e la burocrazia e le regole le odio. Le regole sono costruite sulla normalità, ma se alleni Beatrice Colli sono un ostacolo gigantesco. Rallentano e sono dannose. Giusto che la massa vada a 90 sulla Ss36, ma Verstappen deve poter andare a 200. Punto. La massa dice, le regole devono valere per tutti?
Stronzate.
L’Elite non deve avere regole. Ha dimestichezza laddove la normalità o la mediocrità fatica o fa casino. É così in tutti i campi e meno male che Campioni e geni sono tutti sregolati, le infrangono, anche di nascosto. Ne ho infrante parecchie in questi 8 anni per Bea, altrimenti non ce l’avrebbe mai fatta. C’erano vincoli assurdi e idioti.
Ma devo aspettare che si ritiri prima di dire tutto e fare nomi e cognomi, e spero che accada non prima dei suoi 35 anni minimo. Fra 16 anni potrei non esserci, quindi scrivo tutto e tutto verrà pubblicato DOPO.
“che si fottano i principianti”, citazione di Paul Spreafico.
Più elegantemente, concludo con McCarthy
“non so proprio come si faccia ad avere a che fare con qualcuno che ti considera il prodotto di un fegato in disordine. Probabilmente non capisce che se dal menù cancelli tutto quello che è difficile, mandar giù il pasto finirà coll’essere assai magro”.
Dal (sublime) Il Passeggero
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