Fabio Palma

Infinite jest

I CAPANNONI

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L’Italia ne è cosparsa. Certe zone ne sono state disintegrate. Penso alla Brianza, la vedo tutti i giorni. Ma che dire della Valsassina, di un bel pò di Emilia, di certe zone del Sud Italia.
Ok, non voglio fare quello che rivuole l’età della pietra, nella vita quotidiana gran parte delle cose che utilizzo arrivano da loro.
I capannoni.
Dico solo che una volta per la Philips ero andato a Stoccarda, c’era una fabbrica enorme con diversi capannoni adiacenti, e non vedevi nulla fino a quando non ci sbattevi addosso. Avevano SEMPLICEMENTE contornato tutto con degli alberi. Mica specie rare, eh, tantomeno costose. Alberelli di tre metri, diventati 10 in 3 anni, e che rendevano il tutto più che apprezzabile ( oltre al fatto che spendevano molto meno di condizionamento estivo, dentro…già…)
Mi sono sempre chiesto come mai tutto quelli che costruiscono capannoni non ci abbiano pensato. Non può essere il costo, è insignificante rispetto a tutto il resto.
Forse è semplicemente che a nessuno non gliene è mai fregato nulla del territorio. Vedo tanta gente disposta a tutto pur di proteggere i propri confini da invasioni varie e presunte, immigrati-profughi-extra comunitari-gente della provincia accanto-etc etc, però abbiamo i lati delle strade che sono terrificantemente cosparse di rifiuti, abbiamo capannoni che ci hanno massacrato il territorio, e in generale è paradossale che di esso, in verità, non ce ne frega assolutamente nulla. Lo trattiamo come merda, scusate se lo dico. Ma è così. Non venitemi a dire che non sia così, percorrete le stradine laterali della SS 36 e convincetemi che sto facendo retorica. Guardate una piazza di centro storico a fine giornata, e non venitemi a dire che sono stati i profughi. Siamo noi. Gente che magari è uscita per aperitivo e ha buttato il bicchiere per terra. E la bottiglietta. E tutto quanto. Molti di loro sono figli di proprietari di capannoni, o ne sono proprietari. E’ un cerchio di noncuranza civile. Tanto c’è chi pulisce, e se no chissenefrega. Cambio piazza. Al mare e in montagna vado dove il capannone non si vede.
E mi ha fatto specie un gestore di rifugio che era tappa di una corsa in montagna: mi ha detto che andati via gli spettatori, tutti escursionisti, c’erano rifiuti sul pendio da metterci ORE a ripulire. Un disastro peggio di uno stadio a fine partita.
Boh. Mi sfugge qualcosa, ecco. Non so neppure esattamente cosa.
E’ uno scritto a vanvera. Tanto è così.
Oppure no.

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