Fabio Palma

Infinite jest

ARTHUR ASHE

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LONDON – JULY 5, 1975: Arthur Ashe of the USA holds up the championship trophy for men’s singles of the Wimbledon Lawn Tennis Championships after defeating Jimmy Connors 6-1, 6-1, 5-7, 6-4 July 5, 1975 at the All England Lawn Tennis and Croquet Club in London, England. (Photo by Focus On Sport/Getty Images)


Se nasci nel 1943 in Virginia e sei di colore, ti va bene se riuscirai a fare il lavoro di tuo papà, profetizzano tutti, che era essere custode di un circolo, ovviamente esclusivo e per bianchi, di tennis. Arthur Ashe, però, è un ragazzino sveglio e di grande destrezza, e vuole provarci nello sport. Da dove partiamo? dalla madre di tutti gli sport americani, il football americano. Già allora, però, dovevi essere piuttosto grosso, e quindi il nostro ragazzino viene scartato senza pietà, pur saltando gli avversari come birilli. A tempo perso, va dal papà al circolo, e siccome il padre è benvoluto, i ricchi soci del club gli fanno scambiare qualche colpo. Beh, pochi scambi, e tutti si accorgono che il ragazzino. nero o non nero, è di un altro livello, non solo come colore. A qualcuno non va giù, ma è un fatto.
Siccome nella vita devi anche assolutamente avere un pò di fondo, Ashe ce l’ha facendosi notare da un allenatore che aveva portato a vincere a Wimbledon addirittura un tennista di colore. Devi andare via da qui, gli dice. E se lo porta con sè. E ti dico di più, ragazzo, se vuoi diventare qualcuno in questo sport per bianchi e per ricchi, devi essere colto, misurato, e fargli vedere chi sei anche fuori dal campo.
Il ragazzo prende alla lettera il suggerimento e non solo si laurea in scienza delle finanze a UCLA, ma addirittura va all’accademia di West Point diventando tenente. Intanto, continuando a migliorare nel tennis…quando torna con praticamente due lauree nel mondo del tennis che conta, è in assoluto quello che parla e discute meglio, e diciamo pure che anche negli scambi puramente sportivi non è l’ultimo arrivato.
Il resto è storia sportiva: parallelamente a battaglie politiche sempre misurate e colte contro la segregazione razziale e l’intolleranza (riuscirà, caso divenuto mondiale, a farsi invitare dal Sudafrica, dove vigeva l’Apartheid, in un torneo internazionale), Ashe scala i vertici delle classifiche mondiali, vincendo con quasi tutti ed entrando nei primi dieci, a volte nei primi 5.
Sta per ritirarsi senza l’ebbrezza del più grande dei titoli quando una vocina gli dice comunque di provarci ancora nel 1975, quando ha 33 anni e alcuni giovani leoni, come Connors e Borg, stanno o dominando (Connors) o emergendo prepotentemente. Sembra proprio che ci sia una svolta tecnica del tennis, tanto da diventare uno sport professionistico, con Ashe in prima fila ( eh sì, persino i bianchi ormai si affidano a lui quando si tratta di decidere e discutere…perchè ragazzi, leader un pò di nasce e un pò si diventa, anche con l’esempio, non ci si improvvisa, anche perchè chi si improvvisa senza una storia diventa un disastro per tutti quelli che, incautamente, si fidano…un leader vero deve pensare a quelli che ti seguono, non a se stesso. Deve avere una statura culturale, morale e anche sportiva maiuscola, e zero egoismo…fine parentesi), buono, si dice, per essere appunto leader politico, visto l’età. E nel 1975 non c’erano gli allenamenti di oggi, che permettono (si veda Lebron James e molti altri super campioni) di essere a 33 anni ancora più forte che a 25.
E invece Ashe fa un’annata sensazionale, addirittura vincendo proprio a Wimbledon battendo sia Borg che Connors in due memorabili partite.
E’ il trionfo e tutto sembra condurre Ashe verso presidenze importanti, anche fuori dal tennis, perchè come lui ce n’è veramente pochi, in generale diciamo, non solo nello sport. Qualcuno scherzando gli dice, saresti migliore dell’attuale Presidente degli Stati Uniti, Arthur. Piace ai neri, ovvio, ma piace anche, e forse soprattutto per la sua pacatezza, ai bianchi illuminati.
Solo che la vita va per cacchi suoi, non ascolta sempre le voci del popolo, e della vita stessa. Ritiratosi dal tennis, diventa scrittore per Times e Washington Post, capitano della Nazionale USA che con il super irrequieto John Mc Enroe vincerà la Davis (e Mc Enroe confesserà che Ashe era l’unico al mondo che non gli tirava fuori parolacce…), opinionista chiamato in TV su temi delicatissimi.
Il suo cuore avrebbe forse bisogno di una vita meno tambureggiante, prima gli piantano ben sei peacemaker poi è costretto a un secondo intervento nel 1983, ma Ashe ha una pulsione nel cuore e nel 1988 pubblica un’opera in tre volumi dal titolo emblematico “A Hard Road to Glory: a History of the African-American Athlete” (“La difficile strada verso la gloria: la storia degli atleti afroamericani“), in cui affronta il tema a lui più caro, come largamente sottolineato… “Gli atleti neri e molte famiglie preferiscono che i figli emergano nel basket o nel football, mentre è importante che ricevano un’educazione adeguata, dobbiamo cambiare questa mentalità…“.
Il libro è uno scossone mica da ridere ma proprio negli stessi giorni gli dicono che è malato di AIDS a seguito di una trasfusione di sangue infetto nel corso del secondo intervento chirurgico subito al cuore. Continua a lottare sino all’ultimo, si impegna in prima persona nella lotta contro “la peste del XX secolo“, dice che il giorno più importante della sua vita non è stato il successo a Wimbledon, bensì quello della liberazione di Nelson Mandela il quale, da carcerato, aveva dichiarato che la prima persona che avrebbe voluto incontrare era Arthur Ashe).
Ashe muore a 50 anni, di Aids, non prima di averci lsaciato queste frasi, quasi da moribondo, “l’Aids non è stato il peso più assillante della mia esistenza, l’esser nato negro sì …“, “campione è colui che lascia il suo sport migliore di quando ci è entrato“, per concludere con il suo ultimo messaggio, a pochi giorni dalla morte… “vi prego d non considerarmi una vittima, io sono stato un messaggero…“.
Soprattutto, pochi giorni di morire, scrisse questo, e scusate se non lo traduco, è troppo bello così
” Why did God have to select you for such a bad disease?”

To this Arthur Ashe replied :
⁃ 50 Million children started playing Tennis,
⁃ 5 Million learnt to play Tennis,
⁃ 500 000 learnt Professional Tennis,
⁃ 50 Thousand came to Circuit,
⁃ 5 Thousand reached Grand Slam,
⁃ 50 reached Wimbledon,
⁃ 4 reached the Semifinals,
⁃ 2 reached the Finals and

When I was holding the cup in my hand, I never asked God:
“Why Me?”

So now that I’m in pain how can I ask God:
“Why Me?”

Happiness … keeps you Sweet!
Trials … keep you Strong!
Sorrows … keeps you Human!
Failure … keeps you Humble!
Success … keeps you Glowing!
But only, Faith … keeps you Going!

Sometimes you are not satisfied with your life, while many people in this world are dreaming of living your life.

A child on a farm sees a plane fly overhead dreams of flying, while a pilot on the plane sees the farmhouse and dreams of returning home.

That’s Life!

Enjoy yours … If wealth is the secret to happiness, then the rich should be dancing on the streets.
But only poor kids do that!

If power ensures security, then VIP’s should walk unguarded.
But those who live simply, sleep soundly.

If beauty and fame bring ideal relationships, then celebrities should have the best marriages!
Live simply, be happy! Walk humbly and love genuinely!

Sono le storie che racconto, ogni tanto, ai miei atleti, anche se con l’arrampicata non c’entrano una mazza. Non so se servano a vincere gare, a vivere credo di sì
“se sono diventato una persona migliore, lo devo ad Arthur Ashe” John Mc Enroe

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