Fabio Palma

Infinite jest

MIRUTS YIFTER

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“Non conto gli anni. Qualche uomo potrebbe rubare i miei polli. Qualche uomo potrebbe rubare la mia pecora. Nessun uomo può rubare la mia età”

Ero su un divano a Nola, casa di parenti, quando la Tv mi sbattè in faccia il volto di un anziano non troppo in forma, o così comunque sarebbe apparso a tutti. Niente contro gli anziani, nè allora nè ovviamente ora, ma cosa c’entrasse quel tizio con una gara Olimpica proprio non ci arrivavo. 
Leggo il sottopancia, e vedo 10.000 metri, mai visto prima di allora una gara di 10.000 metri ma sono appunto a Nola, fa caldo e non è il caso di uscire, domani sono in Calabria e posso permettermi ozio a volontà.
La gara parte e mi interessa, sembra uniforme ma intuisco strategie, ogni tanto inquadrano il vecchio e il commentatore lo chiama per nome, quindi non è lì per caso. E’ una gara dove finlandesi ed etiopi battagliano come a risiko, e si arriva all’ultimo giro, quando il ritmo si alza, ma non così troppo. 
La curva dell’ultimo giro si conclude, quindi mancano 300 metri, quando succede qualcosa che si inciderà nel mio cervello allora, nei giorni successivi, per sempre. 
Una cosa che mi cambia, mi cambiò, mi avrebbe cambiato. Non è importante la declinazione, qui, ma quello che lasciò al mondo quel momento.
L’anziano, il veccchio, quel tizio la cui età non si sarebbe mai saputa con certezza (il sospetto che avesse dichiarato un’età diciamo ristretta si fece forza in tutti, federazioni comprese, ma il certificato di nascita non venne mai fuori…), partì come ad una finale dei 300 metri, gara non olimpica ma che io avevo pur fatto, a scuola.
Tutto sembrò un fumetto, e il mezzofondo non sarebbe MAI PIU’ stato lo stesso, perchè Miruts Yifter, idolissimo e leggenda da allora e per sempre, introdusse lo sprint, ma quello vero perbacco, nelle lunghe distanze. Quei 300 metri furono percorsi in, udite udite, TRENTASETTE SECONDI. 
37″.
Cazzo!!!
Yfter vinse anche i 5000 metri, così, e per qualche anno non persi una sua gara, fino a quando un altro lo battè con un ultimo giro in 54″, proprio quel tempo di giro finale che aveva fatto a Mosca, sul suo stesso terreno. Ma chissà quanti anni aveva, Yifter, quel giorno che perse, forse anche 45…prima di Gebrselassie, di Tergat, prima di Bekele, di Mo Farah, l’ultimo giro a sprint fu roba sua, invenzione di un ex ragazzo che nel 1972 si perse fra i corridoi di uno stadio non arrivando in tempo alla finale dei 5000 ( vero…) mentre lo speaker lo chiamava ( e al ritorno fu incarcerato per inadempienza…), che nel 1976 non potè partecipare ad un’Olimpiade già vinta per il boicottaggio dei paesi africani, che nel 1980 appunto bissò 5000 e 10.000 con quei 300 metri in cui sembrava di SENTIRE il Beep Beep ben noto e noi tutti, avversari compresi, fare la figura, se vogliamo simpatica, di Will Coyote.
Fu chiamato Yifter the Shifter, è morto nel Dicembre 2016. Lo diedero morto qualche settimana prima, con lui a smentire…l’età e la vita del mio idolissimo, insomma, non sono mai state cose chiare. Ma i suoi ultimi 200 metri in 26″ nel 1980, secoli prima che ci si allenasse a finali del genere ( e non è che sono in tanti a farli così anche oggi, eh…), rimangono per il mezzofondo quello che furono gli articoli di Einstein nel 1905. Una porta nel futuro.
Per me, ragazzino appassionato di Sport, la prima volta che realizzai che le teorie erano fatte per essere modellate e, talvolta, anche smentite.
Andate a 8′ di questo video per vedere The shifter e i suoi ultimi 350 metri…

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