Romanzo inedito, concluso a Luglio 2012, che considero il mio lavoro più spesso. Mai proposto ad alcuna casa editrice, fondamentalmente per mancanza di tempo. Ho sperimentato alcune tecniche di linguaggio che ho studiato nei libri di T. Pynchon e D.F. Wallace, e nei brani musicali dei Linkin Park, dove il flusso di pensiero è costantemente influenzato e talvolta sconvolto da ciò che si vede o si ricorda. Nei brani dei Linkin Park, per esempio, ci sono da due a tre voci simultanee, la sfida era portare il tutto su carta. Wallace è stato GENIALE nell’anticipare questo in Infinte Jest e nei suoi racconti, Pynchon era addirittura avanti di decenni nelle sue sperimentazioni.
Il mio risultato? Sono estremamente contento di quello che ho prodotto, anche se non ho la più pallida idea di chi potrà mai leggerlo…
In INEDITI, trovate alcuni estratti.
http://www.fabiopalma.net/category/inediti//
Uno è anche a seguire. Non ho volutamente pubblicato qua su web i capitoli che considero più sperimentali, potrebbero essere delle porcate ma anche delle innovazioni, e quindi preferisco tenerli segreti. Di fatto, sono stati letti solo da un noto scrittore contemporaneo, che li ha boccati. Buon, anzi ottimo, segno. E’ uno scrittore che ho apprezzato, e non poco, in suo romanzo ( anzi, uno dei pochi romani italiani contemporanei che mi siano piaciuti), ma il suo stile era così tradizionale, così come anche il ritmo, che volevo verificare quale fosse la sua reazione. Mi piacerebbe avere il responso di Veronica Tomassini, una scrittrice che secondo me col suo Sangue di cane ha scritto e voluto dire qualcosa di diverso.
Buona lettura ( e, se mai dovessi decidermi a spedirlo a qualche casa editrice, vi terrò informato). Di seguito, ecco un primo estratto
Stava pensando, Dingo, al fatto che tutta la sua vita era stata a fianco di, non davanti a. Per dir la verità, neppure dietro a. Lì, in quel tunnel, le gote scottavano di una paura fredda, ogni metro che avanzava brillava di tensione superficiale. Quando era saltato dalla pubertà all’adolescenza? Non se lo ricordava bene, accadde, e adesso avrebbe proprio voluto stabilire una data. Ad un certo punto il numero di scarpe aveva sorpassato quello di papà, ed era l’unico momento che ricordava di suo padre! Che gli diceva, oggi puoi mettere le mie. Il volto in quel periodo era diventato zeppo di colline rosse, come abbrustolite, con le bandiere bianche piantate in cima, un inno all’età nuova, ma anche quella della mamma sembrava un’età diversa, da quando le sue gambe si erano fatte così grossolane…Proseguì. Punk aveva un odore tutto suo, ma c’era troppo umido per distinguerlo. Se avesse parlato, avrebbe udito la sua voce cupa, da allora mai più allegra, da quei giorni in cui i giochi allegri erano diventati ingombro e buoni solo a riempire scatolame di cartone, le compagne di classe improvvisamente grandi e ridisegnate su un modello di paglia, gonfio e dorato.