Fabio Palma

Infinite jest

La purezza, estratto da Condèmoni

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Il condominio stesso e i palazzi satelliti del vicinato rendevano le sere estranee a quei fenomeni di ombre che si allungano ecc ecc, quelle forme e cambiamenti che hanno irrorato la letteratura, i sogni e gli sguardi di generazioni. Niente da quelle parti, e allora la sera era piuttosto preannunciata dalla volontà gassosa del ritorno a casa, verso una cena e discorsi pesanti eppure incapaci di cadere a terra, con parole e controparole logore, lui e lei avvitati intorno a un tavolo, le due epiglottidi annoiate nei loro movimenti uguali, il cibo che non incontra molta resistenza nell’andare giù e nel prendere la direzione giusta, cibo a cui potremmo dare un colore di marciapiede, volendolo proprio etichettare. Tutto questa descrizione potrà apparire triste e indigesta, ma soltanto perchè amiamo collocarci in una sfera emotiva giocosa e rilassata, da pubblicità barilla. In verità dobbiamo dire questo, ad essere onesti: gli inquilini del condominio non apparivano per nulla tristi e ingrigiti ecc ecc da questo andare avanti, sera per sera. L’istinto suggerirebbe di cercare un dialogo entusiasta e sereno, in una coppia, ma che ne sappiamo delle vere volontà dell’anima? E se fossero più serene così, loro? Se il sorriso a denti bianchi fosse davvero soltanto un falso da pubblicità? In effetti, non era sempre pura, l’anima? E se la purezza fosse per sua espressione triste, meditabonda, insomma, un viso che se ne sta sulle sue? Con poca voglia di cianciare, e ancora meno di sorridere e mostrarsi soddisfatto? Sono elucubrazioni, certo, però un buon cronista le deve raccontare, anche perchè era quello che passava nella mente a Rudy mentre rimuginava sulle facce assorte, piegate all’in giù, che camminavano (a testa bassa, appunto) nel giardino pubblico.

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