Fabio Palma

Infinite jest

CHRIS CORNELL, così bello, così nostro

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Eri così bello che quando ieri ho letto bene della tua età non potevo crederci.


Eri così incredibilmente esistenziale da essere uno dei pochissimi al mondo che avrei voluto essere, al posto mio, per qualche giorno.
Eri quello che sto per scrivere.

Che possa dare il meglio di me, in queste righe che sto per buttare giù, perchè non ho dormito stanotte e vorrei essere all’altezza di uno dei tre Geni che mi hanno rivitalizzato la voglia di fare e di capire, fra il 2004 e il 2009, e se è vero che uno non c’era più da tanto tempo, Musil, c’è qualcosa che ora mi tormenta a sapere che gli altri due che così mi hanno scavato dentro se ne siano andati alla stessa maniera, impiccandosi e vittime della peggiore malattia che possa cogliere un essere vivente, la Depressione.
David Foster Wallace e ora Chris Cornell. ( e mi tocca dire, anche Aaron Swartz, dei tre il più intelligente in quanto a QI, certo, e come loro travolto, anche se non solo dalla depressione).
Due talenti che questo secolo può mettere sul suo piatto della bilancia, insieme ad altri geni di altre arti certo, mentre tutti i secoli passati hanno i loro, e ovviamente ne hanno tanti perchè ancora questo secolo è ai primi vagiti, e lo so che molti di voi pensano, aspetta, che cazzo centra questo secolo, guarda che i Soundgarden sono esplosi nel ’90, e anche i Temple of the dog non sono di questo millennio, e io dico, per favore leggetemi, perchè ho una mia convinzione che va contro tutto quello che state leggendo, e cioè che tra tante cose fantastiche (compreso, aperta parentesi, le pazzesche cover di Billie Jean e di Redemption Song, promettetemi che andate a sentirle) c’è stato anche per Cornell un momento irraggiungibilmente superiore, ed è stato quanto le sue liriche e il suo cantato si sono sposati con il fraseggio e gli assurdi assoli di un altro genio, Tom Morello, il chitarrista politico dei diritti umani, per dare al mondo uno dei più grandi dischi di tutti i tempi, io dico il migliore di questo millennio, certo è una opinione ed è quella di mio figlio perchè in famiglia la pensiamo così, e cioè AUDIOSLAVE, stesso nome del gruppo, che insieme a pezzi che già da soli valevano l’acquisto (Show me how to live, per esempio), conteneva tre brani per cui oso scomodare due aggettivi, capolavoro e perfetto, e sono questi tre, LIKE A STONE, SHADOW ON A SUN e I AM THE HIGHWAY, e adesso vi dico perchè centra il Wenden, le vie pericolose, la mia rivitalizzazione, il cinema e i video, e tutto quello che faccio, con questi tre pezzi, e Chris Cornell
Chris Cornell era l’uomo più bello del mondo, l’unico che guardandolo ti faceva pensare, ma guarda Gesù che ha deciso di uscire da un suo dipinto. Era anche l’uomo più adatto a rispondere a un’intervista, gentile e profondo e con quello sguardo che gli cadevi ai piedi, uomo o donna che importa, ed era naturalmente anche un cantante da 4 ottave ( ma altri c e ne sono) assolutamente irriproducibile da qualunque altro cantante al mondo (perchè le sue 4 ottave e il suo timbro da baritono non spiegano tutto, il fatto che Shadow on a sun non è proprio copiabile, questione di corde vocali esasperatamente contorte ne graffiare su alti e bassi), ed era il poeta che si rinchiudeva in una stanza e scriveva il testo di Like a stone. Che diceva questo

In un pomeriggio intriso di dubbi (come gocce in una ragnatela)
In una stanza completamente vuota
Vicino ad una superstrada confesso
Di essermi perso fra le pagine
Di un libro intriso di morte
Leggendo di come moriremo soli
E che se saremo buoni potremo giacere morti
Ovunque vorremo

Vorrei essere a casa tua
Di stanza in stanza con pazienza
Ti aspettero’ li’
Come una pietra ti aspettero’ li’
Solo

Sul mio letto di morte preghero’
Gli dei e gli angeli
Da pagano (preghero’) chiunque
Mi portera’ in cielo
In in luogo in cui mi ricordo
Di essere stato cosi’ tanto tempo fa
Il cielo era livido
Il vino color sangue
E li’ mi incoraggiavi

E proseguii con la lettura
fino alla fine del giorno
E rimasi seduto con il dispiacere per
Tutte le cose che ho fatto
Per tutte quelle in cui sono riuscito
E tutte quelle in cui ho sbagliato
Nei miei sogni fino alla morte
continuero’ a vagare

E in Shadow on a sun, che Michael Mann, nel primo film della storia del cinema girato in digitale, Collateral, usa per una delle scene considerate CULT nella storia del cinema, ovvero quando un coyote attraversa la strada del taxi col taxista e il Killer che si silenziano, e per l’unica volta della storia il Killer ha dei dubbi e perde sicurezza della sua filosofia di vita, Cornell canta questo
Una volta ero dell’idea
Di toglierti il peso di dosso
E lasciarti dove stavi
E tu hai creduto che potessi farlo
Non l’hai mai visto fare prima
Potevo leggerti i pensieri
Dirti cosa vedevi
E mai dire una parola
Ora tutto questo é passato
Fatto e finito – e non tornerà piu

Posso dirti perché
La gente muore sola
Posso dirti che io sono
Un’ombra sul sole

Fissando la perdita
Cercando un motivo
E non essere mai davvero sicuro
Niente se non un vuoto
Vivere senza un’anima
E niente da essere imparato

Posso dirti perché
La gente impazzisce
Posso mostrarti come
Puoi fare lo stesso
Posso dirti perché
La fine non arriverà mai
Posso dirti che sono
Un’ombra sul sole

Forme di ogni grandezza
Si muovono dietro i miei occhi
Porte nella mia testa
Sigillate dall’interno
Ogni goccia di fiamma
Illumina una candela
Ricordi di colui
Che vive nella mia pelle

Che ombra abbiamo, sul nostro sole? Oh, ce l’abbiamo tutti, inutile nascondercelo. Puoi essere l’uomo più borioso del mondo, ma sempre un’ombra, nel taschino del tuo cuore, si sarà posata per coprire una bella porzione del sole che vuoi ostentare al prossimo. E così come il coyote lancia un messaggio DEFINITIVO al Killer e a tutti quelli come lui, così Cornell ci dice, guardate, io posso dirvi perchè la gente decide di morire sola, e ce lo canta, il motivo.
E infine, in I AM THE HIGHWAY, conclude che

non sono il tuo vento che soffia
io sono il fulmine
non sono la tua luna d’autunno
io sono la notte

Quindi Cornell aveva il suo suicidio, e quindi la sua sconfitta, nelle sue strofe, proprio come Wallace, che perfino nelle sue pagine più divertenti buttava lì il suicidio, ironicamente, come un fatto possibile. Ma mentre Wallace era capace non solo di pagine strazianti ma anche di pagine comiche all’inverosimile, Cornell non era mai stato in grado di cantare qualcosa di allegro, è un fatto. O incazzato, come nel secolo scorso, o desolatamente triste, come in questo millennio, anche se stretto nell’imperscrutabile volontà di raccontarci che cosa gli stava scavando il testo e il cervello.
E io mentre aprivo tiri assurdi canticchiavo queste tre canzoni, Matteo penso che a risentirla se lo ricorda, era un modo di auto spiegarmi perchè amassi quei run out piuttosto insensati a dir la verità, e anche se sono una persona molto serena e con pochissimi momenti bui come quelli con cui invece conviveva Cornell, riconoscevo a questo Gesù dei miei tempi che quel cobweb afternoon ogni tanto lo attraversavo anch’io, che quell’ombra sul sole sapevo cosa fosse, e che “perle ai porci privati di me” (mio Dio che metafora sul gettare le perle ai porci, ovvero le cose di valore ai porci…), l’inizio di I am the Highway, ecco, bastardo di un Chris, sì, anch’io avevo gettato, come tutti, tante perle ai porci.
Se oggi avete qualche minuto di tempo, queste sono le tre canzoni di cui vi ho parlato.
https://www.youtube.com/watch?v=7QU1nvuxaMA
https://www.youtube.com/watch?v=4aj9tdxqxDQ
https://www.youtube.com/watch?v=M11XudjVQW0

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