Rientrò a casa tardi, una sera. La madre le chiese dove fosse andata, e lei rispose con un gesto incomprensibile. Allora la madre reiterò la domanda, e lei voltò il viso, e poi si girò, e poi disse che aveva avuto da fare, e che comunque non avrebbe dovuto preoccuparsi, perché lei era una ragazza seria e non c’era da preoccuparsi, per gli orari. La madre rispose che non sapeva più cosa fosse serio e cosa non lo fosse più, disse che niente le sembrava più davvero serio, oggigiorno, e allora Mad le disse che essere serio, per una donna, è qualcosa che gli uomini non possono capire, perché per gli uomini una donna seria è una donna che va a letto soltanto con chi dicono loro, cioè loro stessi, mentre una donna cerca la serietà nel tipo di contatto, e quello può essere una cosa diversa, può per esempio essere verbale, anche no, oppure anche fisico, persino fisico, come dicono gli uomini, ma che parte da un fiume inverosimile agli uomini, un fiume fatto di gorghi, mulinelli, e schiuma, tanta schiuma, mentre gli uomini corrono dietro a fiumi impetuosi da ragazzi, e poi fermi e stagnanti da adulti, quando diventano vecchi, che poi gli uomini sono vecchi quasi subito, perlomeno rispetto alle donne, che sembrano così calme, posate, e invece hanno un nucleo che brucia, dentro, lo si vede quando hanno un figlio, un uomo non potrebbe mai avere un figlio, non ne sopporterebbe neppure il dolore, del parto e delle prime settimane, un uomo vuole tutto e subito, la donna è decisa e paziente, è ragazza. Onde sconosciute attraversarono il petto della madre.
«Pensi che tuo padre fosse così, Mad?».
«No, papà era diverso, infatti se ne è andato, da questo mondo».
«Io non so più cosa pensare, di questo mondo» disse la madre.
«Non ci devi pensare» disse dolce Mad, «e poi non sarà sempre così, vedrai, mamma».
«Pensi che Dio lo migliorerà?».
«Penso che diventerà migliore» rispose Mad. «Penso che qualcuno se ne occuperà».
«A me non pare che nessuno se ne stia occupando, io vedo sempre e solo gente che corre dietro ai propri pensieri e alle proprie cose, non c’è più neanche Dio, in questo mondo». Mad guardò la madre, disse:
«È difficile, mamma, è difficile che Dio si occupi ancora di questo mondo, ha fatto abbastanza, a suo tempo, è una cosa nostra, ma vedrai che andrà meglio, vedrai. Ti va se ti leggo una favola?».
«Una favola? Da quando una figlia legge una favola a una madre?». Mad rise e disse:
«Ricordi il canto del pastore errante di Leopardi?». Rispose la madre:
«Poco. Era un pastore nel deserto, vero?».
«Ma era così triste, perché lo si vuole sempre spiegare in un certo modo, ma quello era un pastore che vedeva le stelle sfilarsi da una gigantesca collana, la più preziosa mai concepita nell’intero Universo; quello che Leopardi non scrisse è che quel pastore era lì da anni, con il suo gregge, e aveva capito le stelle, quando cadono e quando si muovono, e aveva capito il linguaggio di Dio, che è un verbo immobile se lo scruti in un attimo o distrattamente, mentre invece è una parola lenta, lunghissima. Sono frasi eterne, quelle di Dio, sennò che Dio sarebbe, un Dio non può essere mutabile e rapido come lo vorrebbero gli uomini».
«Hai ragione» rispose la madre, sedendosi. Mad le si accostò e continuò, raccontò che il pastore aveva decifrato il linguaggio di Dio, almeno un po’, gli aveva detto che la verità la si deve sfilare a poco a poco, è vezzosa e si indispettisce facilmente, persino a raccontarla; Dio stesso aveva dovuto usare molta cautela, e allora aveva deciso di usare le stelle, che agli occhi della verità apparvero discrete e rispettose, e c’era stato un accordo, fra Dio e la verità, essa si sarebbe rivelata soltanto a chi avrebbe avuto la pazienza di guardare le stelle senza aspettarsi nulla di repentino e di veloce, come un’attesa, doveva essere la ricerca della verità. La madre chiuse gli occhi e nel cielo scuro delle sue palpebre vide la verità delinearsi, aveva la voce della figlia, e si muoveva ma con grazia e affascinante. La vita le parve annunciarsi nella sua pienezza.
«Le stelle spiegarono al pastore, in otto lunghi anni, che la verità è spesso dolorosa, non è esattamente ciò che chiedono gli uomini, che non è neanche la felicità, quella tutto sommato sarebbe anche facile elargirla, ci si accontenta di poco, nella felicità, è una cosa effimera; no, le stelle dissero che la verità è comprendere e accettare che la realtà non è quello che desideriamo ma quello che riusciamo a prendere in mano senza pretese, non stringendolo ma accogliendolo, perché la vera realtà è un atomo, ci entri dentro e pensi di essere arrivato al nucleo, poi esplori il nucleo e ti accorgi che quello era solo un involucro, pensi di essere arrivato all’essenziale e invece continui ad andare giù, e sei sicuro che ci sia un centro, è ovvio, l’atomo è sferico e un centro ci deve essere, ma, e questo dissero le stelle in otto lunghi anni al pastore, tutta la vita puoi immergerti in un atomo e sempre avrai un minuscolo da scoperchiare, perché la realtà non ha fine, e la verità è accettare questo, che nella vita non c’è una fine, né dolorosa né felice, è un andare avanti lentamente, ogni giorno con curiosità, e accettare che le cose si svelino ogni giorno nuove, ogni giorno diverse, anche incomprensibili, anche diverse dal giorno prima, anche completamente diverse da come le si desidererebbe. La verità non è altro che abbandonare i propri desideri e collimarli con la realtà quotidianamente, questo perfino Dio dovette gradirlo, questo spiega perché un pastore sia un pastore e io, mamma, sono qui con te, e ti accetto, e non c’è papà e non so dove sia andato» e mentre la madre si addormentava, Mad le confidò chi fosse:
«Sai, mamma, sono un genio, ho il potere del mondo in mano, non so esattamente cosa farmene ed è come se vagassi intorno a un disegno, a dei numeri che si devono ancora aggiustare e formare un’equazione; ogni vita è il risultato di un’equazione e la mia deve essere particolarmente complicata, ho il sospetto che c’entri con la verità, che io stessa possa diventare la verità di questo mondo. Una soluzione paradossale, vero? la verità del mondo in un’unica persona, una donna, fa a pugni persino con ogni religione; di fatto devo muovermi con oculatezza, fissare delle condizioni al contorno. Oh mamma, scusami se parlo difficile, ora dormi, Mad non tornerà mai tardi inutilmente e per qualcosa di sbagliato, Mad non sarà mai in ritardo, ecco, non sarò mai in ritardo, e anticiperò tutti. Se fosse possibile conoscere fino in fondo una persona, fino al suo fondo oscuro, allora sarebbe possibile conoscere la verità di tutti ed essere padroni del mondo: nessuno può mai conoscere l’altro, c’è sempre un guscio intorno a tutti quelli che si è capaci di scoperchiare, neppure la psicologia e l’ipnosi possono arrivare al cuore di un uomo.
Su questo sto lavorando, mamma, voglio entrare nel cuore di ogni uomo ed esserne anima e cervello».