Ho smesso di essere competitivo ( e vi assicuro che lo ero veramente tanto…) a Osio sotto. Ultima partita di un campionato di calcio a 5 di serie C, promozione in B mancata (l’avremmo raggiunta l’anno dopo con certezza, ma avevo deciso di smettere di allenare, dicendo anche no ad una proposta di una squadra di B), fine delle ostilità…ero stato anche supercompetitivo a ping pong, dieci anni di scarsitudine fino alla serie C, con bile versata un pò in tutta la lombardia, e naturalmente fino a quando avevo corso dietro a un pallone (sempre molto scarsamene, con rottura del crociato che grazie al cielo aveva spento quel pietoso spettacolo).
Niente competizione negli studi, al liceo, all’università. Mai sentita, d’altronde sarebbe stata idiota, o sei vicino a qualche nobel e allora magari ci sta, oppure fremere per avere il voto in più del compagno di classe…beh, le classi sono miliardi, al mondo…e fra l’altro all’università avevo visto coi miei occhi spiegamenti intellettivi da paura.
Tanto meno ho mai potuto avvertire la competizione nella speleologia prima e nella scalata poi. Inizi dopo i 30 anni e pensi di competere? E con chi, nonna abelarda? Fai le tue cose, ti trovi anche incredibilmente a farne di importanti, e grazie ricevuta.
Però…però…in realtà c’è un tipo di competitività che, non so voi, ma mi assilla spesso, che talvolta sconfina pure nella testata metaforica al muro. Ti parte un odio verso quel bastardo, vorresti sotterrarlo, salire su un ring e dargliele, etc etc.
Ovvero, me stesso.
Ora, passi che sia riuscito a imparare delle nozioni e delle materie di cui ora non comprendo neppure il titolo.
Passi che sui cento metri forse oggi faccio 22, 10″ in più del passato.
E così via.
Ma che tra tre giorni mi debba trovare a divincolarmi su una linea magnifica sulla quale avevo dato il massimo, con gran resa personale…eh, dura accettarlo. Soprattutto, la domanda in famiglia è, ma scusa, come diavolo fai a muoverti su quei tiri?
Già.
La chiamai Genius appunto per il riferimento al romanzo che finii esattamente la settimana di chiusura via. La via andava all’ombra alle 14, io scrivevo dalle 5 alle dieci di mattina, tutto di getto, Dodo, si alzava alle 8, due ore in spiaggia fino a mezzogiorno, poi sentiero sudatissimi e via con la lotta sulla via. Una settimana per un solo tiro…mezza giornata fino al buio per 4 metri…c’era Dodo sconsolato, ma alla fine una soddisfazione immensa.
In sostanza dal 26 al 30 sarò con Riky e Teo a fare riprese sia su Genius che su E la vogliono capire.
No, ho sbagliato.
E non la vogliono capire. Che il nome è veramente sempre più azzeccato.
http://ragnilecco.com/genius-monte-ginnircu/
SCRIVERE E SCALARE
Febbraio 11, 2015 | 0 commenti