Fabio Palma

Infinite jest

MICHAEL HEDGE

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In un’intervista Eddy Van Halen disse che non riusciva proprio a capire come diavolo facesse a suonare così.

E io non ero e non sono mai stato un conoscitore della chitarra, ma mi piacevano i chitarristi, ne capivo un pochino, e mi incuriosii.

Poi ora si sa che ha rivoluzionato la chitarra acustica, e che fra mille anni ci saranno statue di lui in ogni conservatorio o chissà come diavolo chiameranno le scuole di musica, ma io di Hedge volevo invece scrivere che…beh, gli devo molto. Genius deve molto a lui. La mia vita gli deve molto.

Nessuno era mai salito su un palco suonando l’acustica in quel modo. La casa discografica scrisse, no overdubbing, ma molti non ci credettero. Una sola chitarra? Impossibile.

Genio è chi arriva e scuote, facendo qualcosa che neppure si era immaginato. Ed Hedge fece questo, suonando dal vivo quei pezzi assurdi in una maniera così limpida e naturalmente spettacolare che allora, che non c’era youtube, cominciarono a propagarsi articoli di cronisti e spettatori increduli e meravigliati. Suona davvero da solo, dicevano.

E giù a tentare di rifare le stesse cose, i migliori al mondo, o misconosciuti bravissimi. ma per molto tempo non ci fu verso, sembrava davvero una cosa dell’altro mondo.

Forse il pezzo che mi ha dato di più si chiama Point B, è lungo appena 2 minuti. Ma questo che vedete

l’ho fischiettato così tante volte che, beh, dovete capire, certi brani onirici di Genius sono venuti fuori proprio così, e volevo dirlo, e farvelo sentire.

Meòodia e tecnica, complessità e gusto. Non mi sono mai piaciute le cose semplici, mi annoiano. Questo brano, come tanti altri di Hedge, ogni volta che l’ascolti percepisci qualcosa di nuovo.

Quando seppi della morte per incidente d’auto, misi su tutti i suoi dischi per un pomeriggio

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