Fabio Palma

Infinite jest

WILMA RUDOLPH

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E nel caso abbiate bisogno di una storia vera, perchè va bene le fiction ma certe storie vere sembrano veramente fiction, volevo ricordarvi di quella Wilma Rudolph che fu una delle tante figure leggendarie della più bella edizione di Olimpiade mai avvenuta ( eh, sì, Roma 1960. Da Cassius Clay ad Abebe Bikila, ci furono storie mai più ripetute), una ragazza che aveva lottato con la poliomelite per anni, di fatto in semi paralisi, e che ce l’aveva fatta infine CORRENDO, che fece 11″ nei 100 che se mettete in campo le scarpe di allora, il tartan di allora, i calzoncini e le magliette di allora, vi accorgete che è un tempo SENZA SENSO, e appunto dalla poliomelite ne uscì a 12 anni (dopo che per anni, due volte alla settimana, dovette sciropparsi viaggi di cure di oltre 80km perchè gli ospedali vicino erano solo per bianchi…), e poi ci ha lasciato a 54 anni, per un tumore al cervello, che da qualche parte è evidente che ce l’avessero con lei. O forse no, doveva essere così per lasciarci soltanto foto di forza giovane, mi piace pensare così. Diciamo anche che rispetto a noialtri dovette anche avere a che fare con degli idioti, tipo che un giorno, in Texas, era rimasta scioccata perché l’autista dell’autobus che doveva portarle allo stadio si era rifiutato di far salire a bordo il gruppo di atlete nere, con un conducente sostitutivo che venne trovato giusto in tempo per scortarla verso il record mondiale, un 22”9 nei 200m. Credo che quel primo autista debba, nome e cognome, entrare nella storia come figura principe di coglionaggine, ma purtroppo non ero io a prenderne nota e non c’erano i socials.
Una vita così, tre medaglie d’oro olimpiche nella velocità, due malattie enormi in mezzo secolo di cui una terminale, bastano a dirmi che la bilancia della vita ha sempre un piatto che può caricarsi di un contrappeso che annulla tutto il resto. Era talmente superiore nella velocità a resto del mondo da scomodare quel termine che dà fastidio ai mediocri, SUPERIORE. Era fondamentalmente avanti di una decina di anni almeno, forse anche mezzo secolo se contiamo che con i suoi tempi sarebbe stata tranquillamente in finale Rio 2018 e mica per arrivare ultima…non so se mi spiego…

Wilma però ci ha lasciato una biografia, un film, e una figura che non morirà mai. E’ una delle storie che racconto ai miei piccoli atleti quando si lamentano di qualoosa, anche di un piccolo dolore o della fatica, ed accade sempre più raramente, anzi a dir la verità non accade più da oltre un anno salvo rarissime eccezioni, non dico di aver avuto la cura giusta in mano anche perchè, a dir la verità, sono storie altrui, non mie. Io la volontà di Wilma non l’ho mai avuta e mai l’avrei potuta avere, ma quanto sono contento che altri e altre l’abbiano avuta per farmi sentire piccolo

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