Fabio Palma

Infinite jest

UN PRIMA E UN DOPO

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Sono affezionato a questa foto, rappresenta una svolta. Avevo l’esame di Fisica II un Lunedì, ma mi sentivo preparato e così il mercoledì sera prendo un traghetto e me ne vado in sardegna, Capo Teulada, scavalco recinzione militare, arrivo al capo, ricammino, traghetto, treno, metropolitana, auto, a cento metri da casa mia, ore 13.30 di domenica ( lo so, ore di traghetto allucinanti per poche ore di non so bene cosa), frontale (colpa mia…) con moto, il motociclista si salva perchè da poco tempo, era il 1986, era entrata in vigore la legge sul casco, alle 13.30 in quel punto c’erano solo due mezzi in quella strada, il terzo arrivò poco dopo, che era compagno del liceo (ciao Previ) che non vedevo da due anni e mi vede prostrato sul marciapiede, mi autopunisco e per due anni niente macchina, però su quel traghetto un ragazzo piemontese mi aveva detto che lo avevano portato in grotte con cascate, laghi, spiagge, robe enormi, mi rimane nel cervello, questa cosa, e così quando ritorno in sardegna, anni dopo, post laurea e post australia, becco un pastore speleo, tal Gianni Pinna che poi ora è praticamente una leggenda, non c’è più, questo mi mette sul ciglio di un buco nascostissimo dalle parti della valle di Lanaitto, mi dà uno strano oggetto, mi fa vedere rapidissimamente come metterci dentro una corda e poi si cala nel buco. Non so come e perchè infilo in quel coso, che poi era un discensore otto, correttamente la corda (non sapevo giudicare la qualità di una corda, mai vista una; comunque il Pinna attrezzò una calata qualche anno dopo, che sapevo ormai valutare, con corda di tapparella, lì mi rifiutai tagliando un pezzo di una corda nuova, niente da dire, il Pinna era troppo avanti, altro che Hard Grit), lascio i piedi fino all’ultimissimo sul bordo del buco per cui inizio la discesa a testa in giù, ovviamente poi capovolgendomi. Stranamente non mi terrorizzo, però insomma. Comunque arrivo giù controllando con attrito di pelle che non vi dico la velocità, e in fondo il Pinna mi fa, in sardo italico, tu queste cose le puoi fare (presumo che quelli che avessero sbagliato la prova siano sepolti in quel buco), e in questa grotta c’era questa stalagmite, che il Pinna mi spiegò che un giorno l’acqua se n’era andata via tutto d’un colpo, magari terremoto o chissà cosa, e quindi c’è questo doppio strato, lo si vede, per n-mila o milioni d’anni sotto l’acqua, per molti meno sopra aria, per tutto quello che è restato quello che si vede. Ero così stupito che la terrificante salita di un paio d’ore dopo non me la ricordo neppure, mi ricordo solo questo stupore, l’essere meravigliato. Il giorno dopo andai in Su Bentu dietro il Pinna, molte molte ore. Se l’Australia mi aveva dato una botta, quei due giorni consecutivi in grotta mi diedero una mazzata che non vi dico. Non ne fui consapevole, ma fondamentalmente certe strane idee che circolavano a mia insaputa su di me ( carriere lavorative, etc etc ), e che probabilmente mi erano comunque estranee ma chi può dirlo, passarono in un istante in uno stato così gassoso che non poterono mai più essere afferrate e neppure viste.Cominciarono i viaggi e la speleologia. E anni dopo l’arrampicata. Così posso dire che per me è uguale a questa stalagmite, la storia. Un prima e un dopo.Su Bentu F1040016

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