Due sono state le volte in cui per un pelo non sono stato ficcato in prima posizione nella scaletta di qualunque telegiornale italiano, e diciamo in almeno 1/4 di prima pagina di ogni quotidiano di punta. La prima mi è stata evitata dalla naturale Madonnina in questione, alta circa due metri, situata a qualche ora, o un’ora al massimo, di distanza dall’ingresso di Su Palu, immaginifica grotta sarda di oltre 40km di sviluppo, gigante carsico con tanto di spiaggia mediterranea e grande lago all’interno, e così via. Il fatto era che questa grotta era così fantastica, e io ci ero stato dentro con bivacco per una ventina d’ore, che nella piazzetta di Cinisello non potei fare a mano di declamarne ogni meraviglia, col risultato che una decina di mai-entranti-in-qualunque-grotta-di-qualunque-tipo acconsentì di prendersi una settimana di ritaglio vacanze e di seguirmi in Sardegna, scopo primario, entrare in Su Palu, bivaccare dentro, e mentre io cercavo di risalire verso un paio di buchi che il buon Pinna mi aveva indicato, loro se la sarebbero beata in questa spiaggia (El Alamein, nome topografico). Siete sicuri di avere una buona forma fisica? Io sono all’ultimo anno di Isef, io faccio sentieri, io gioco a pallone, non mi stanco mai, ci sarebbe da imparare a scendere su corda, all’ingresso c’è un pozzo, impariamo là a scendere Palma vai tranqui che ce la caviamo, soffrite di vertigiini, dal grattacielo Pirelli mi sono affacciato a testa in giù vai tranqui Palma, mica siamo ingegneri come te noi facciamo sport e siamo gente di mondo, etc etc, beh, quando c’è la convinzione c’è tutto, così entriamo. In Su Palu più o meno all’inizio c’è un sifone, ti spogli, vestiti in bidone, strisci nell’acqua a meno di dieci gradi per qualche metro, poi di là ti asciughi, ti rivesti, prosegui. Prosegui, dicevo. Arriviamo alla spiaggia che comincio a pormi qualche domanda, un traverso su corda con sotto baratro e torrente cacofonico ha creato molto, molto rallentamento. Dei dieci, diciamo che cinque sono già al limite. Rifletto. Mmmm. Al quinto barcollamento opto per il ritorno, senza riposo. Qualcuno di quei cinque, se si addormenta, non lo rinvengo più. Siamo alla 15esima ora quando comincia il riattraversamento del sifone, che mi faccio un numero a due cifre di volte per letteralmente spingere la roba di tutti nel bidone, e incoraggiare. Si arriva al pozzo di uscita, che poi è un camino obliquo, grazie al cielo non verticale e nel vuoto, che ce n’è uno che proprio non sta neppure in piedi, tre che sono comunque allo 0,5% della propria vitalità, gli altri epicamente riescono a trascinarsi fuori (il Gipeto, l’unico oltre a me fisicamente ok, si perderà con uno nella macchia mediterranea, era piena notte, andando in panico. Li ritroverò dopo due ore…). faccio su è già dal pozzo altre dieci volte, spingendo, tirando, spronando. A ben pensarci dovevo avere una forma fisica mostruosa allora, o forse semplicemente un pezzettino di cervello era andato in modalità tamponamento-di-iniziativa-idiota, perchè insomma secondo me almeno due ci stavano lasciando la pelle per sfinimento,e comunque nei giorni successivi 4 di loro non si mossero letteralmente dalla spiaggia di cala Gonone, amebe anzichenò. Credo che il racconto di quelle 25 ore spopolò per Cinisello per anni…a dir la verità poi mi giunse voce che per colpa di questa cosa, che con meno particolari un pelino si diffuse, qualcuno parlò (correttamente) di continentali senza cervello e necessità di impedire con ogni mezzo l’accesso a Su Palu a chi si presentasse senza curriculum adeguato. Mi sa che la Madonna di Sa Palu, laggiù, ogni tanto se la ghigna ancora…Buongiorno, eh
SU PALU
Febbraio 13, 2015 | 0 commenti