Fabio Palma

Infinite jest

PENSIERI IN LIBERTA’- la CdM ARRAMPICATA 2024: 1)

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Quando si dice anno olimpico, una folta stuola di dirigenti e burocrati si frega le mani,
allenatori e Ds pupazzi si atteggiano a recitazioni importanti, e centinaia di migliaia di
malcapitati atleti iniziano a sentire una pressione atmosferica ben al di sopra di quella ai
tempi studiata a scuola.
Più pesante l’aria umida o l’aria secca? Si sbaglia facile a questa domandina facile e si
sbaglia facilissimo in pronostici da anno olimpico perché le due cose sono accomunate
dall’eterno paradosso della sapienza umana: le sensazioni, e ci aggiungo le emozioni che
sono quasi sempre a braccetto, fanno sbagliare rovinosamente.
Di tutto questo preambolo l’arrampicata era esente e andava per conto suo, come il surf e
altri “muoversi” un po’ entrati nella sfera sport ma molto, anzi moltissimo, ancorati a un
pseudo romanticismo naif. Fino a quando 1) l’arrampicata non è diventata olimpica 2) un
diciottenne spagnolo rigoroso per due anni quanto un Phelps o un Bryant non vinceva la
prima medaglia d’oro olimpica, lasciando sgomenti e scandalizzati gli ammiratori di Ondra,
Megos e compagnia, che non avevano notato come il ragazzino avesse passato 104
settimane in palestre e gare e non, ad esempio, due mesi a Ceuse o Flatanger dietro a uno
dei tanti (sob) 9b.
Ora è più chiaro, anche se é un chiaro torbido, che già solo qualificarsi per l’Olimpiade esige
una dedizione da, appunto, atleta olimpico, per almeno un anno e facciamo pure due (e
presto si arriverà a 4 come negli sport serissimi), dove conta proprio tutto, anche la fortuna, i
regolamenti, la federazione, la famiglia, gli affetti, il sesso, la logistica, l’allenatore. Non so se
fosse sua, ma avevo una ventina d’anni quando mio padre, nel suo campo un Top mondiale,
incazzato come un’ulcera e dopo aver sclerato in una riunione in Giappone che divenne così
memorabile da ricordarla in Germania nel suo necrologio, mi disse, la catena si rompe
sempre nell’anello debole, e ne basta uno di merda per fottere tutta una catena di anelli d’acciaio.

Se siete arrivati fino a qui, allora avrete capito che c’è del peperoncino sparso, e veniamo ad
una freddissima analisi.
Jania Garnbret è ancora più dominante che nel passato, la sua muscolatura è da uomo
fortissimo, nel boulder avanza senza la minima screpolatura facciale laddove le altre tentano
coordinazioni alla spera in Dio, mentre produce Monobraccio ruotando il grande gluteo per il
migliore approccio biomeccanico tu spettatore pensi che ci sia qualcosa sotto perché da lì
era appena transitata Camilla furiosa, in grandissimo spolvero, giustamente urlando per noto
trucco di respirazione, e poi anche l’elegantissima Luo, la pur forzuta Erin McNeice,
l’elegante Avezou… Insomma, solo Nonaka, però affondata nella semifinale, aveva dato di
primo acchito una parvenza di “le darò fastidio”. Certo mancavano le americane e Orianne
Bertone, ma Jania dà l’impressione di non avere virtualmente limiti e la boutade puramente
giornalistica (incompetente) che per un paio d’anni ruoto’ intorno a Serena Williams e
Lindsey Vonn, “possono gareggiare con gli uomini”, che aveva meno fondamento di una
dichiarazione politica italiana, ecco, nel caso di Jania Garnbret, e lo so che fisiologicamente
sto per dire una bestemmia, mi pare quasi lecita.
Che poi, ci siamo detti, però quei muscoli super tonici, quella tremenda esplosivita’ associata
a una formidabile forza massimale, quei corpo grazie al cielo anche bello a vedersi e
incurante del giustissimo protocollo Red-S, fatichera’ almeno un pochetto nella Lead, dove sappiamo
dalla fisica che l’energia richiesta è ahimè grandemente spesa in energia potenziale per
combattere la gravità.
E invece il dominio tale é rimasto, e in una finale tracciata in maniera superba e davvero
maschile in certe richieste condizionali, Garnbret ha avanzato come in un 8a di Kalymnos
della grande grotta, mancava Mori ed è l’unico dubbio che ritengo lecito perché la
giapponesima è gestualmente parlando la migliore di tutti i tempi e chissà che cosa si
sarebbe inventata però… Però… Insomma non c’è stata storia neppure nella Lead, con flebile
ma spietata osservazione statistica: le già citate Luo e McNeice devono aver proprio
lavorato bene e con ottimi tecnici perché erano ben lontane nel 2023 da essere da primi
posti nelle due specialità, e invece eccole e per i ticket olimpici ancora da assegnare…
Caspita se daranno grattacapi.
La Speed, con buona pace di chi non ne capisce nulla di sport, é la disciplina più sportiva,
spietatamente meritocratica. Paghi sgarri di pochi giorni per mesi, come in tutti gli sprint e la
Speed è lo sprint più veloce che ci sia. E ormai la via originale di 6b+ vede oltre la metà di
prese e appoggi inutili, gli atleti vanno su a successione di boulder, i record del 2022 sono
stati sbriciolati e quelli del 2023 frantumati fra i maschi ed eguagliati tra le donne. Samuel
Watson io l’ho visto allenarsi per due ore e NON FA RUMORE con i piedi, che per la Speed
maschile è un assurdo, come se Jimeno o Manolo salissero in 4”798 15 metri di 6b+, missile
felpato. Però è uno sprint ancora più esigente dei 100 metri o 100 stile libero perché puoi
cadere, ed ecco allora le solite sorprese, che eliminano maschi da under 5” e la dicono
diventata troppo magra Hunt (speriamo che sia tutto ok), e alla fine vince il metronomo Peng
Wu, che pare non sbagliare mai e nella Speed è tanta roba quando hai tempi prossimi al
WR, e la solita Miroslaw, che si vede che sente la tensione anche più del lecito (questo
l’aveva fregata a Berna), e che però ha ancora due decimi sul meglio del resto del mondo,
che sono tantissimi.
Fossali strappa un quarto posto inaspettato ma giusto e su Instagram riflette su quanto sia
appropriato parlare di fortuna, e io dico che ignorare che la fortuna pesi é sciocco ma che
comunque se tu sei lì non è per caso (questa è la vera dicotomia: fortuna-casualità), fra le
donne scendere sotto i 7” almeno due volte è 100 per cento condizione sine qua non per un
podio e sappiatelo, é come l’8b a vista su qualunque tracciatura per le donne in Lead: non ci
sono e saranno eccezioni.
E perché ho lasciato per ultimi Boulder e Lead maschili?
Perché sono rimasto sconcertato…
Insomma, Anraku non ha vinto, il vecchio Tomoa è stato un’ira di Dio e si muove più giovane
di qualunque giovane, il forse troppo magro Toby Roberts (…) domina in Lead anche se un
certo passaggio che in finale ha bloccato tutti secondo me il vecchio Jacob l’avrebbe
passato.
Mancava Ondra, che il ticket olimpico se lo dovrà sudare eccome, e Milne mi conferma che
in UK devono avere strategie tecniche vincenti mentre mi sembra già l’europeo
potenzialmente più forte e completo il belga Van Duysen, 19 anni, uno storm nelle giovanili boulder,
fisicamente un gran bel vedere, diventato strafottente e quindi straforte anche nella Lead.
Sia chiaro, in un mese molte cose possono cambiare, ma Luo fra le donne e Van Duysen fra
gli uomini mi sono sembrate due new entry definitive nella super élite.
Come e perchè?
Sarà materia di analisi e studio per chi ci tiene a capire. E non è una chiosa casuale.

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