Fabio Palma

Infinite jest

NON ERA SOLO UN EUROPEO DI CALCIO

| 0 commenti

E’ il 1992, e in Europa sta succedendo qualcosa che farà sì che nulla sarà mai più come prima. La devastante, agghiacciante, guerra dei balcani, che dimostra come l’uomo sia una specie animale bestiale, e che le cose truci non sono da terzo mondo, ma dentro di noi, a fianco e con noi, e partono da deviazioni di concetti che dovrebbero essere basilari, quali onestà, trasparenza, tolleranza, accettazione della diversità.
Su un piano degli eventi molto, molto più piccolo, qualcuno deve decidere cosa fare per gli Europei di calcio, e si decide di chiamare la Danimarca al posto della Jugoslavia, dove tutti sono contro tutti.
La Danimarca è una buona squadra, che non ha nulla da perdere, che non ha nulla da chiedere, che non è preparata. Ha un paio di ottimi giocatori, ed un uomo a cui sta accadendo il peggio del peggio: Kim Vilfort ha una figlia piccola, 7 anni, e mentre è in pieno della fase eliminatoria gli dicono che sua figlia ha una malattia. Non bella, la leucemia.
Kim non sa cosa fare, ed è convinto che la sua squadra stia per tornare a casa, come da pronostico, molto presto. Corre dalla famiglia, e la bambina gli chiede di giocare, vuole vedere il papà in TV. E allora, frastornato, torna alla sua squadra, che nel frattempo aveva vinto i quarti di finale, e segna un rigore decisivo per la semifinale. La Danimarca la vince, Kim vuole tornare dalla famiglia, ma al telefono la figlia gli dice, papà, ti voglio vedere ancora in TV. in finale. Sapete, a sette anni un bambino NON ha il concetto di competitività, arriva qualche anno dopo, discorsi complessi di età biologica, età cronologica, etc etc (come allenatore, queste cose le devo sapere…) E il gol finale degli europei lo segna lui, e pensa che tutto si sistemerà, che potrà sorridere con la figlia guarita di questa sorpresa sportiva.
La figlia morirà poche settimane dopo, e della storia degli europei di calcio si dice che la vittoria della Danimarca sia stata una delle più grandi sorprese di sempre. E invece, in fondo, c’è molto di più. Una tragedia di milioni di persone, e una tragedia personale.

Lascia un commento