Per gli speleo seri raggiungere questo luogo è turismo speleo, visto immagino anche con un certo disprezzo, ma per me, Emilio e Pitax fu una giornata magica. Volevamo percorrere uno dei rami principali della grotta di Su Bentu, che era una successione di laghi. Sapevamo che usavano i canotti, e che ci mettevano sulle 24 ore fra andata e ritorno, trasportare i canotti da un lago all’altro significava sgonfiarli etc. Così mi disse, beh, compro delle mute. Ovviamente usate, allora c’era Seconda mano. La mia la presi di 3 mm, scelta felice per i movimenti, che pavimentava qualche riflessione quando mi diedi al canyoning ( in sostanza o mi muovevo in continuazione o crepavo di freddo senza se e senza ma ), Pitax impiegò circa 30′ di insulti al creato per mettersi la sua. Di fatto fu fantastico, i laghi erano lunghi al massimo 30 metri, direi, o poco più, la muta faceva pure galleggiare, per cui era una sciccheria. Incontrammo spiagge, concrezioni, di tutto. Mancava Alice, ma il resto era tutto meraviglia. Alla fine si arriva a delle dune di sabbia, dune vere, decine di metri di altezze, dovete pensare che non si vedeva la volta, in pratica era come stare in un canyon con la volta. Così ci diciamo, vabbè, un sonnellino e torniamo indietro. I più attenti chiederanno la temperatura, e io risponderò, 17-18, una sciccheria. Ma quelli più attenti ancora osserveranno, e tu con la muta addosso bagnata pretendi di dormire a 18 gradi? Infatti dopo mezz’ora mi sveglio che tremo come mai in vita mia.
Diciamo pure che mi prende per qualche secondo il terrore, poi mi metto a fare flessioni come un pazzo e in breve mi scaldo. Si sveglia Emilio e va in panico, proprio come me. Qua muoriamo, dice. Intanto Pitax russa che è un piacere, lui il freddo manco sa dove si trovi, un pò perchè è nato a Udine, e forse anche perchè la mattina aggiunge sempre grappa a caffèlatte, abitudine che, lo dico ai benpensanti fra cui pure me medesimo, non gli impedì di laurearsi col massimo dei voti in ingegneria. Comunque una volta volli provare anch’io e praticamente quel giorno lì fui cadavere fatto e finito. Comunque tornando al momento della sveglia, convinsi a forza Emilio a far flessioni, e poi via verso all’uscita. Uscimmo stanchi, mi pare di ricordare stessimo in totale sulle 17 ore, poi mi ripromisi di tornarci perchè una cosa così non l’avevo proprio neppure immaginata. A Su Bentu di fatto entrai più volte, ma mai più con le mute, che usai nel Bue Marino una volta aggregandomi ad una puntata esplorativa, semplice ma pazzesca, sciprimmo una sala di cristalli di quelli da mille e una notte, Talmente belli e fragili che mi chiesero, visto che era solo un buco magnifico ma senza proseguimento, di non rivelare nulla, non l’avrebbero neppure pubblicato. E nulla dico. Solo che devo ammettere che ho vissuto molte emozioni in tante cose, e visto pure cose decisamente belle, ma quelle tipo questa della foto, e la sala da non rivelare, e anche altre, beh, mai più visto qualcosa di simile. Ho dovuto spostare in alto l’asticella del livello meraviglia, che di fatto ammetto non aver più usato in nessun ambiente di montagna percorso.
NEI LAGHI DI SU BENTU
Febbraio 7, 2015 | 0 commenti