Fabio Palma

Infinite jest

LAYERLAPSE

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Questa parola strana, ma soprattutto quello che implica, sarebbe piaciuta un sacco a David Foster Wallace. Credo che ci avrebbe scritto sopra, o una storia o uno dei suoi inarrivabili saggi. Ci avrebbe fatto morire dal ridere, e nello stesso tempo fatto riflettere un casino. Altri geni del postmodernismo, viventi, come Pynchon o De Lillo, certamente la analizzeranno. Ragazzi, credetemi, è una rivoluzione visiva, oltre che filosofica. C’entra la relatività di Einstein, perchè il layer-lapse assegna orologi differenti a dettagli differenti della scena. I dettagli sono INDIPENDENTI, il tempo di fatto diventa re incontrastato.
E’ possibile mostrare le bellezze che ci circondano in modo diverso? Se lo sono chiesti in tantissimi, negli ultimi anni, da quando i migliori fotografi del mondo si sono cimentati nei video con le loro reflex. Sono nate tecniche di ripresa, e poi di montaggio, che immediatamente sono state anche utilizzate nel cinema. La più recente, chiamata layerlapse, è stata diffusa lo scorso Ottobre. Ingenuamente pensavo di aver avuto l’idea per primo, ne avevo parlato con Yuri e Riccardo Mojana, ma poi proprio a metà Ottobre è uscito quel fantastico video su Vimeo girato a Boston (vedi mio post su questo blog), e a milioni nel mondo ci siamo…prostrati.
Yuri ha già assorbito una frase che mi ripeto da sempre, se la ripete anche lui: siamo sette miliardi di anime nel mondo, e c’è un sacco di gente bravissima. Molto molto difficile che tu abbia un’idea o stia facendo qualcosa di nuovo per primo…comunque forse (forse) il primo esperimento italiano di layerlapse lo vedete proprio in questo video, realizzato da Cesare Castelnovo su mie indicazioni e poi costruito da Yuri (dopo un tentativo non riuscito con Francesco Torquati Gritti, a Menaggio, per problemi di…cacciata dal luogo in cui ci eravamo addentrati praticamente illegalmente).
Vedete Pescarenico, dall’altra parte dell’Adda, con le luci che si accendono anche se è ancora giorno…il layerlapse questo è, mostrare a più piani temporali la realtà, come se si operasse un viaggio in una quarta dimensione. L’Hyperlapse, invece, che è quella tecnica nata nel 2013 che ti fa ruotare intorno a quello che vedi, è più un viaggio in una apparente nuova dimensione spaziale. Il reel è stato montato (non me l’ha detto, lo interpreto io così) volendo dare ad ogni istante una sensazione di circolarità spaziale e dinamicità temporale.

 

Nel video poi c’è un Hyperlapse in movimento, Timelapse vari (sempre con qualche tocco di novità), steady, crane, altre riprese più convenzionali; tutte realizzate insieme a Francesco Torquati Gritti e Riccardo Mojana, due veri fuoriclasse, che con Yuri si sono intesi subito al primo secondo, come con Cesare. La procedura è stata la seguente: io li scopro tramite i social, faccio vedere le loro foto a Yuri, e quando lui dice, questo è bravissimo, li contatto. Adesso ne ho contattati una decina in giro per l’Italia, per dire. Gli insegnamo queste nuove tecniche, e voilà…
Yuri sta studiando queste tecniche da mesi, da quando si è liberato del film sulla Uli Biaho, che praticamente non gli lasciava tempo per approfondire questi temi. L’occasione di applicare gli Hyperlapse nei video di Lake Como series ( Tremezzina, insieme a Francesco Torquati Gritti), dopo le prime prove in Agosto, era troppo ghiotta, ed ora eccoci con il primo layerlapse. Ogni giorno penso a nuove sperimentazioni, lui me le boccia quasi tutte (mentre le sue ovviamente vanno bene, dice lui…) ma ogni tanto acconsente e proviamo. Non basta avere l’idea, deve anche portare dei miglioramenti: e non basta neppure questo, deve anche trovare il posto giusto per costruirla. Il layerlapse, per esempio, si applica con facilità in una città piena di grattacieli e sfondi netti come Boston (quantunque, sia chiaro, il tipo fece un lavoro enorme), mentre è molto, molto più complicato e complesso in un ambiente con oggetti e panorami frastagliati.

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