Fabio Palma

Infinite jest

L’angolo, estratto da Condèmoni

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L’angolo era uno slargo con un panettone di cemento a due metri da altro cemento, quello dei muri, entrambi violentati da piscio e altre fermate. Odore di resti. Quattro maghrebini confabulavano nella loro lingua, uno aveva le mani in tasca perchè così aveva imparato a stare in un gruppo, un piglio feroce nel capo, due erano dimessi e guardavano di qua e di là, come due possibili prede, il quarto ascoltava come sollevato da ogni responsabilità. Erano così affiancati che da lontano potevano essere scambiati per una torre, le teste quattro guardie di confine. Silce e Stojko li superarono e incrociarono gli occhi come se fosse l’ultima volta. Due metri dopo quel panettone sulla via di destra un negozio di elettrodomestici, all’interno due commessi cinesi. Poi un’unica vetrina con scritte arabe, ne usciva un odore miscelato di spezie, la gente brulicava sgomitava era incerta, c’era un indiano coi capelli luccicanti e nerissimi, camminava veloce con un tablet sottobraccio, c’erano tante minoranze, in quella via, loro ne facevano parte, ciascuno poteva essere la risposta giusta a qualcun altro, ma come saperlo? Le minoranze non alzano mai la mano, non era una questione di anima gemella, era un problema di tante anime incognite. L’uomo che seguivano procedeva in mezzo a cento razze diverse, c’era da chiedersi quale fosse giusta, perchè si intuiva che non sarebbero arrivate tutte al traguardo, lo stavano seguendo dall’uscita della metropolitana, più o meno dalle parti di un cartello che chiedeva quale follia faresti per il tuo amore segreto,…

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