Vi ricordate quando avevate 17 o 18 anni, e tutti vi guardavano come un ragazzo o una ragazza troppo esuberante e con troppi pensieri vuoti in testa? Che per voi non erano vuoti, ma colmi di frecce da scoccare?
Avete mai pensato di essere uno sportivo professionista, a quell’età? Phelps in uno spogliatoio di un’olimpiade, nella prechiamata di una fnale, dove arriverà quinto, la Pellegrini che a 15 anni arriva seconda all’Olimpiade, e tutti quegli atleti ancora bambini o al massimo adolescenti costretti dal loro vertiginoso talento a destreggiare la loro clamorosa armonia davanti a noialtri scricchiolanti adulti, pronti a sottolineare un fallimento e ad esporre la mediocre teoria che “era meglio se avesse studiato di più”?
Quando girandomi a destra e a sinistra non vedevo che idoli, e un pezzettino di giornale con la foto di Nadia Comaneci era nel mio portamonete, ed ero in quinta elementare e diventai tutto rosso quando mia madre lo scoprì, un bambino della stessa età stava crescendo senza freni sempre dall’altra parte del mondo, che allora era solo poche migliaia di lm distante, al di là di una stupida cortina politica. Tre anni più tardi, ancora ragazzo, quel corpo di antico greco anche se nato nei miei anni saltò con tuttla la sua bellezza nelle prime pagine di qualunque giornale del mondo. Se ci fosse stato Instagram, Vladimir Jaščenko sarebbe diventato attore dei preferiti di tutte le ragazze e ragazzi del mondo, allora furono gli a dulti i primi ad inchinarsi.
Quando hai i capelli biondi e sei alto 195cm, sei proporzionato e hai un viso angelico, anche la metà del mondo che ti detesta a priori, ovvero negli anni ’70 l’Occidente, è portata almeno a guardarti. Se poi cominci a correre felpatamente come soltanto gli africani sanno fare, giri un po’ su un suolo rosso gratinato, esplodendo la tua gioventù in passi felini ma anche orseschi, e alla fine sarà quasi un quarto di giro, e salti un’asticella che da sotto, provateci a guardarla da sotto, è alta come il soffitto della vostra camera, allora tutti saranno portati ad applaudirti e a cercarti, perchè anche il più sedentario del pianeta comprende che saltare è terribilmente difficile, molto più che camminare e correre e afferrare e tirare un qualcosa. Il salto in lungo non è soltanto una delle discipline più complesse mai provate dall’uomo: è anche la sfida principe che possiamo tentare. Perchè distruggeremo continuamente i record del nuoto, per dire, frantumandoli di secondi ogni decennio, è ovvio e scritto, ma non riusciremo mai che a migliorarci invece di percentuali irrisorie nel saltare in alto bucando il cielo. Sappiatelo, nulla sarà più clamorosamente asintotico per la nostra superbia che saltare in alto. Guardate i miglioramenti degli ultimi 50 anni, e confrontateli con quelli di qualunque altra cosa vi venga in mente. Il salto in alto E’ LA DISCIPLINA PIU’ STRONZA NELLA QUALE UN ATLETA POSSA CIMENTARSI.
Se poi sei anche uno dei pochi al mondo a fare quel salto in una maniera ormai antica e superata, ovvero il ventrale, ecco che insieme all’ammirazione compare lo stupore, e lo stupore ammirato è alla radice dell’amore.
Nessuno NON poteva NON amare Yashenko (lo voglio scrivere come lo scrivevo da ragazzino delle medie piccolino e sgraziato quale ero), il ragazzo di vent’anni bello come pochi, forte come pochissimi, atletico come ancora meno, e diciamo pure fra i primi dieci atleti al mondo All Sports di quel decennio. Andavo bene a scuola, e già una professoressa di nome Tronconi aveva detto una cosa molto impegnativa ai miei genitori, che seri seri mi avevano preso da parte per dirmela come per un’annunciazione, e io avevo risposto, sarebbe bello essere uno Yashenko. Già allora, c’era un po’ di discrepanza fra quello che piaceva a me e quello che gli altri speravano da me…colpa di Yashenko, della Comaneci, di quegli esseri perfetti
Nel 1977 ha 18 anni, dico 18, e salta 233cm. L’anno dopo a Milano, in quel palasport che poi crollò per il peso della neve, davanti a 10000 spettatori adoranti, salterà 235cm, record mondiale. Volevo andarci, quella sera, ma nessuno potè portarmi, mio padre era via per lavoro…E’ un Juniores, è il più forte del mondo nella specialità tecnica di tutto il pianeta sportivo. E salta ventrale, come altri due o tre, fra cui il suo rivale di quella sera, come vedete nel video. Gli ultimi apostoli di una tecnica che morirà con loro due. Uno scrittore disse, il Fosbury è una buffonata, nessuno scappando salterebbe di schiena, se la romperebbe. Il vero salto in alto è il ventrale. Di sicuro, dico io, la forza esplosiva di un ventrale, GUARDATE IL SALTO DEL RECORD DEL MONDO NEL VIDEO,VERSO LA FINE, è qualcosa che soltanto il pugno da Ko di un pugile può eguagliare.
Si mormora che, siccome fortissimo, che sia sottoposto ad allenamenti senza senso, come solo al di là della cortina sanno fare, che sia un ragazzo che conosca successo, donne, attenzioni. Yashenko è un privilegiato e non si lamenta, anche perchè sembra assorbire tutto come se niente fosse. Ascolta Rock, anche se è russo, ed è un pelo strafottente. Tutto il mondo è suo.
Sembra.
L’anno dopo ha 20 anni e i tendini scricchiolano, improvvisamente. Ha del male ma lo costringono a saltare in due gare, e si rompe il crociato anteriore. Deve operarsi, le Olimpiadi di Mosca del 1980 sono vicine ed evidentemente LUI deve farcela, e provano ad accellerare il tutto, Forse non con i migliori metodi possibili.
Fallisce, le deve saltare, e l’alcol, che prima era un compagno di festeggiamenti, diventa un compagno di solitudine e di rimpianti
Torna a 24 anni, ma salta poco più di una donna. 210cm. E si ritira, già dimenticato. Due anni di servizio militare light, il ritorno all’università per laurearsi in educazione fisica, una vita da baby-pensionato, il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991. L’alcolisomo diventa cronico, diventa la dipendenza di Infinite Jest. Arriva la depressione, la cirrosi epatica, l’abrbuttimento di tutto. Si sposa e ha tre figli, ma è solo.
Muore nel 1999, già cieco, a 40 anni. per un tumore al fegato, uno degli atleti più belli e più forti e tecnici della regina dello Sport. Fu imbattibile e STAR per due anni soltanto, poi solo tristezza e declino. La parabola più stretta che possiate immaginare. Forse non era una parabola, ma una cuspide, Forse solo un fulmine.
Vincere è difficile, quasi impossibile. Gestire la sconfitta dopo che hai vinto, ancora di più. Soprattutto quando un regime, una società, quelli che usano le tue vittorie, non ti stanno vicino quando inciampi e rotoli verso un piano più basso, oltre il quale c’è la caduta. Ciao Yashenko, quanto volevo essere identico a te, e quanto ora ti ricordo con tanta nostalgia. Io, che saltai al massimo 170cm e urlai Vladimir quando ce la feci, in seconda liceo, assaporando la gioia di vincere la gravità.
Di sotto, il volo più bello del MIO Yashenko
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