Racconto ispirato dal mitico Carletto Carimati, un giocatore assolutamente pazzo che allenai per due anni, e da Joe Satriani. Contenuto in Lettere di Sosta
Joe suona bene
Joe suona bene, sto pensando.
Per dire, lo dico per dire…che Joe suoni bene si sa, è uno dei migliori…ecco, parte questo pezzo, si chiama searching, cercando, è strano capire i titoli di un brano strumentale, che cosa vuole dirci Joe con la musica e con un titolo che lo vede inseguire qualcosa?
che bello…sì, Joe, come ai vecchi tempi, tu sei la melodia, sei tutto, sei colui che mi ha fatto crescere, piantare, rovinare…
poi, dopo due minuti e trenta secondi, arriva questa cosa…perchè, Joe? Perchè questa dissonanza, questi fischi come se volessi rovinare tutto? era tutto così magico, meraviglioso, e sai che meraviglioso non è che lo si deve usare spesso, come aggettivo, in questo mondo dove l’incredibile è diventato routine e Einstein sarebbe un perfetto sconosciuto con i calzini bianchi arrotolati male…
così, durante il concerto di Joe e qualche secondo dopo quelle dissonanze di searching, uscii dal palazzetto e mi mancò Carletto…
Carletto era un pavimento di beole, ci camminavi sopra dicendo bello, luccicante, tutta una partita ne era illuminata, da Carletto, e poi si inciampava nella classica beola carogna col bordo rialzato che ti fa dire bastarda, che ti rompe la punta di una scarpa e che olia di ridicolo la donna elegante che trampola rialzata.
Carletto l’avevo preso ad un torneo amatoriale, era capocannoniere e incendiava ragazzini e vecchietti, faceva numeri da circo e le voci dicevano che era stato una grande promessa, il miglior giovane lombardo, a 16 anni, poi aveva preso un anno di squalifica ed era scomparso…Carletto ora giocava solo i tornei serali, aveva 30 anni ed era il re dei tornei della brianza, lo cercavano tutti, e viveva di quello, centomila lire a partita, e giocava ogni sera.
Aveva la faccia raggrinzita, a contargli gli anni come si fa con gli alberi ne avresti accumulati a decine, fumava senza sosta, dormiva due ore a notte, ti sapeva distinguere le droghe leggere come una casalinga le diverse marche di piselli, e aveva una fidanzata tutta diversa da lui, buona e dolce, ma chissà quanta pazienza, con Carletto e le sue notti lunghe…
Io facevo l’allenatore di calcio a 5, e gli offrii un contratto, Carletto in quella partita di torneo giocò come un centravanti decisivo in una finale mondiale, e lui accettò, tornai a casa che non stavo nella pelle, cazzo, avremmo vinto il campionato, con quello lì.
Infatti Carletto segnò tre reti a partita nelle prime cinque, e quando incontrammo la rivale numero uno segnò al quinto minuto, poi si inventò un fallo da rigore come sapeva fare solo lui, correva con la sua coda lunga bionda e lo vedemmo con le ginocchia raccolte, in volo, volare per quasi due metri e sfracellarsi sul parquet di gioco…ma lui inventava il fallo massacrante e sapeva atterrare come un felino che lo dai azzoppato quando sta soltanto pensando a cosa fare dopo, da rialzato, il difensore fu espulso, prendemmo il rigore, Carletto ci fece l’occhiolino, e fummo soli testa alla classifica.
Poi, la partita dopo, in una partita semplice e d’altronde i fastidi nella vita te le danno le cose semplici, tipo tu cammini e un filo d’erba ti ferisce, non esattamente come se uscisse il sangue, ti genera un prurito bestiale e Toc, la giornata va in malora, poi magari dai un’occhiata attenta e scopri che il filo d’erba era un insetto stecco, così mimetizzato da fregarti, completamente, e Carletto fu fregato, da una partita semplice…credo che il difensore gli disse drogato, che poi un pò era vero, lui ammiccò, ma qualche secondo dopo accennò a sua madre, e Carletto non poteva sopportare che si toccasse quella santa di una mamma che l’aveva salvato cento volte dalla galera…fu espulso, per dieci giornate, e nei due campionati successivi giocò meno di dieci partite, era come Joe in Cercando, ricominciava da fuoriclasse inarrivabile e poi arrivava alla dissonanza, capii quello che voleva dirmi Joe in quel pezzo, la melodia della vita è tutta un bluff, ti rapisce ma mimetizzata in qualche piega c’è sempre la dissonanza, l’insetto stecco che ti sfiora con la puntura che lascia il segno per giornate.
Alla fine uno dovrebbe trovarci una morale, per esempio che non è detto che ci debba per forza essere omogeneità, nella vita…Carletto, una sera tardissima e agitata in un bar, mentre lo stavo supplicando di tornare ad essere quello dei tornei da bar, centomila lire e via, tre gol e mai un’espulsione, mi disse che in quei tornei si giocava per soldi e per vincere soldi, e lì era facile, in quello lui era il migliore al mondo, mi fece vedere un biglietto che aveva nel portafoglio, era di un allenatore famoso, uno che aveva allenato Van Basten e lo aveva visto nelle giovanili di quel Milan che lo mandò a casa senza neppure un borsone per ricordo, gli aveva scritto che non aveva mai visto un ragazzino così forte, di allenarsi bene e con sacrificio che l’anno dopo l’avrebbe fatto esordire in prima squadra ” lessi, e il giorno dopo feci quella cosa e fui cacciato…io non stavo facendo proprio nessun sacrificio e mi allenavo poco e male, ma ero il più forte, perchè dovevo allenarmi BENE? che cazzo voleva dire allenarmi bene? dal nervoso sono sclerato…nei tuoi campionati, mister, è la stessa cosa, devo stare buono sennò mi cacciano, ma io non sono buono, io sono una testa di cazzo, io devo giocare per soldi davanti a gente che non capisce nulla, nei quartieri, lì sono il RE, il migliore, lì nessuno mi può marcare…lasciami stare, mister, lasciami essere il RE dove sono RE, io non sono fatto per i tuoi campionati di 30 partite con gli arbitri che fischiano quando non sono buono…nei quartieri tutti sanno che non sono buono, e che Carletto è il RE”
Cercando…poi ho comprato il disco, di Joe, e ho sentito e risentito il pezzo…al concerto fuggii dopo le dissonanze ma dopo Joe scoppiettò con mille note sovrapposte, dunque tornando poi alla melodia e finendo quasi con un punto di domanda, il bello di quel pezzo è che finisce con un punto di domanda, si sente nelle note finali, che Joe stampa un punto di domanda, con la sua chitarra…
Carletto non l’ho più sentito, un mio ex giocatore mi disse che era andato tre mesi in Brasile e nei tornei da spiaggia aveva vinto una montagna di soldi con le scommesse, a Rio de Janeiro, dove palleggiano con qualsiasi cosa, dove anche Maradona avrebbe dovuto stare attento al controllo della palla…Carletto era così, era RE dove non contava esserlo…
Ascoltando “Searching”, Joe Satriani Luglio 2006