Fabio Palma

Infinite jest

INTERSTELLAR

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E’ vero, ci ha voluto mettere tutto, assolutamente tutto, in questo film. Per proporsi come tuttologo, però devi averne la stoffa, e Christopher Nolan ce l’ha. Punto.

Come in un western viene accallappiato un drone, mentre un pianeta non così apparentemente messo male ( uomini in giacca e cravatta, donne vestite bene) è costretto a nutrirsi di mais, e a far la polvere tutti, tutti i minuti. Polvere eravamo, polvere torneremo. Già qui, Nolan strappa un punto, sul cartellino dei giudici. E da notare il Presidenzialismo/autoritarismo installato, a partire dalla scuola. Kolchoz come unica via d’uscita?

E poi parte la storia, che sembra un adattamento alla sceneggiatura di Terra di Stefano Benni ( sono l’unico ad aver trovato questa corrispondenza? Mi sbaglio? Chiedo), con però anche molto, molto di più, e citazioni cinematografiche che trasudano reverenza a 2001 Odissea nello spazio ( il robot-monolite, la musica mentre l’astronave si muove nello spazio, il passaggio del buco nero…e tante, tante altre) ma anche a Moon ( imperdibile film di fantascienza e non solo), a La Strada di Mac Carthy, perfino a certi film recenti post tsunami, dove il legame famigliare è visto non come una banale (e corrosiva) fiction alla Beautiful o peggio Una grande famiglia e similari, ma come un cordone ombelicale che si deve e può tranciare, ma che in qualche remota dimensione continua a sussistere. E’ una cosa che ho imparato da quando sono genitore, e che prima non conoscevo. Nolan trova il modo di non essere banale o strappalacrime anche in questo campo, e si affida a videomessaggi che sanno tanto sia di 2001 Odissea che delle videocassette di Infinite Jest per mostrare come sempre e comunque il ricordo ha bisogno di immagini per non decadere.

Non facile la parte scientifica, in molte parti ho arrancato, e penso che se non hai messo letto nulla di fisica potresti trovare il film incomprensibile in parecchie parti. Nolan non fa sconti, non liquida con una ripresa o una frasetta certi momenti di fantascienza scientifica; si affida ad un astrofisico nella consulenza ( anzi, il film parte da un suo trattato), e spiega spiega spiega. Non è, insomma, un film preso da una trama di Dick, dove la fantascienza è un contesto come un altro per fare sociologia, politica, cinema; no no, il film e non lesina estratti di teorie scientifiche tutt’altro che superficiali. Mentre si dipana una storia il montaggio parallelo non è così complicato come in Inception ( che Yuri mi ha dovuto spiegare in almeno un’ora, non avevo capito nulla o quasi! ), ma comunque non lesina sperimentazione ed audacia. Flashback, flashforward, ellissi temporali…Nolan pesta giù duro, con pochi momenti di stanchezza, voluti prima dei gran finali. ( eh già, son più di uno…). Punteggiatura musicale rigorosissima e geniale, fotografia ai massimi livelli, con sfida aperta alle visioni dei film di Ridley Scott. Chi mai dimenticherà le sequenze delle onde, del mais che si piega, della sabbia?

C’è emozione, avvertimento, e grande grande genuflessione intellettuale alla variabile tempo, mai sotto controllo. La meccanica quantistica funziona nel microscopico, la teoria della relatività sul macroscopico. Nessuno riesce a conciliarle, ci han provato proprio tutti, e l’equazione di sintesi viene suggerita con l’alfabeto Morse da una dimensione sconosciuta. Servirà DAVVERO a qualcosa? Non si capisce bene  e qui qualche incongruenza-debolezza nella sceneggiatura mi pare ci sia ( così evidente che direi che è voluta, ma non capisco perchè), ma potrei ovviamente essere io ad esser caduto…ma se ne esce più riflessivi di prima

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