Dovete sapere che mio padre è di Castelfranci, e che io da bambino andavo a Castelfranci almeno una settimana all’anno, in Agosto (la festa di Santa Maria), qualche volta anche a Natale. L’Irpinia è una regione bellissima, ancora oggi, una sorta di pezzo d’Umbria più meridionale, con i faggi più belli d’Italia, un vino superlativo (il Taurasi), formaggi incomparabili, gente supersimpatica e insomma tante belle cose.
Poi arrivò quel giorno. Mio padre stava proprio tornando da giù, e fermarono il treno. Ci vollero molte ore, per capire cosa fosse successo. E quando qualche mese dopo vidi cos’era rimasto di Nusco, capii che certi film di guerra e fantascienza non rendevano altrettanto bene il disastro. La cosa più alta di Nusco era rimasta più o meno a un metro e mezzo, e io non pensavo che in un posto potessero essere accumulate così tante macerie. Nel mio romanzo Genius, Pepato è esattamente Castelfranci, uguale ed identico. Me lo ricordavo perfettamente. E la stazione…era la MIA stazione, quella di queste foto
La stazione aveva mura spesse anche mezzo metro, e crollò in un mare di sabbia. Quando non la ritrovai, persi l’infanzia, anche se ci stavo poche ore in un anno.
Ma quello che avvenne dopo, con il dopo-terremoto, fu quasi peggio. Quasi, perchè non c’è nulla di peggio della morte e di famiglie distrutte. Ma ricordo bene la rivoluzione urbanistica ( eufemismo… ) e sociale che ci fu…nuovi ricchi (…), nuovi ultraricchi (…) e ovviamente anche i cornuti e mazziati. Intendiamoci, l’Irpinia anche oggi è fantastica, ma fra tante cose lette da allora ad oggi lo scritto più intenso, e riepilogativo, è del mio vecchissimo amico Poldino, uno che lesse le Confessioni di San Agostino mentre lavorava come benzinaio in una stazione di benzina dove di giorno non passava nessuno (oggi è diverso, ovvio), uno che quando parlava prima, durante e dopo cinque birre sembrava un intellettuale del 1000 D.c catapultato nel XX secolo, uno che mi scriveva le lettere più belle e difficili ( altro che Thomas Pynchon, ragazzi. Leggere Pynchon è una bazzecola dopo che hai capito la profondità dii Poldino) che io abbia mai letto, uno che è dentro la mia personalissima classifica delle cinque persone più intelligenti e colte che abbia mai conosciuto ( testimonianza vivente, fra ‘l’altro, che la laurea, che lui non ha, non è assolutamente necessaria per scrivere, parlare e soprattutto pensare come un genio).
Ho il forte sospetto che se alla parola Castelfranci sostituite molte migliaia di nomi di comuni italiani, fra Nord e Sud, ritroverete delle verità. Ma magari mi sbaglio
Verrebbe istintivo, quasi logico, vomitare sui miei Lidi natali…
Castelfranci aveva una Sua identità, tracimava tradizioni vere, schietta semplicità e forse, emanava financo Culture. Per quanto si tracimasse però, nelle Sue inalienabili limitatezze per lustri e periodi splendidamente indefinibili, ha comunque trasudato tenacia e dignità tramite buona parte dei Suoi stessi nativi. Poi però, avvenne l’irreparabile: 23 Novembre 1980… Un Terremoto “geologico” ha distrutto quanto doveva, e non pago ha annientato ogni Sua struttura Umana fin dalle Sue storiche radici. Come Pompei, anche Noialtri Hirpini siamo stati sommersi da colate laviche, ma di natura bècera e ben più caustiche di quelle Vesuviane. Lapilli, esalazioni tossiche, sontuose scosse telluriche e sanguinolenti contorni causati in malomodo da tanti Personaggi di infima specie, hanno arrecato danni per tanti versi irreparabili, ben riguardosi però, di salvaguardare i propri interessi e di quei pochi Altri, mèriti di chissà quali “fattezze”. Non potrei odiare il mio Paesello, come non posso certo amare buona parte dei Suoi “Indigeni”, soprattutto Quelli fuoriusciti da certune lievitazioni pseudo-politiche, e perciò non di certo Figli “d.o.c.” di Madre Terra. Parvenu di infima specie che serpeggiano (ahimè) per le viuzze Nostrane, impettiti di ciclopica ignoranza e sostenuti da inconcepibili rafforzature economiche razzolate qua e la, fra i polveroni del dopo Terremoto. Ad oggi Ci tocca sorbire Personaggi di dubbia entità, concepiti probabilmente più dalla scelleratezza di Chi ha “governato” Castelfranci negli ultimi 40 (quaranta e forse più…), che da causali “incroci” promiscui di razze senza origini. Braccia letteralmente sottratte all’Agricoltura e trasbordati in una realtà “metropolitana” nella quale non potranno mai riconoscersi; per non dire di Quei non pochi (!!!) “adibiti” a consoni occupanti di poltrone di “Palazzo”, senza un benché minimo titolo professionale, etico e tantopiù di mèrito… Fino a qualche tempo addietro, bastava saper apporre la propria firma, e si riscoprivano grotteschi e improbabili scibi d’ufficio. Si era capaci di usare un semplice metro (per misura…), e tanto bastava a qualificarsi da consumati Ingegneri d’alto bordo. Una cazzuola da muratore ben impugnata, improntava altisonanti gratifiche di sapienti imprenditori èdili. tutto il Mondo è Paese, non c’è che dire. Castelfranci cosiccome tantissime altre “piccole” realtà, è afflitto da congenite disfunzioni strutturali. Il divario fra l’irrazionalità delle cose e le contraddizioni quotidiane, va sempre più assottigliandosi, generando una globale “miscellanea” di liquami incolori ma tremendamente caustici e nauseabondi. E nel frattempo ahiNoi, Ci si crogiola di melmosa quietudine; ogni Evento o involuzione susseguino, s’incastonano impietosamente nel Mosaico colorito delle quotidianità Nostrane. Castelfranci è morto, Castelfranci è corrotto, Castelfranci oramai è la proiezione di se stesso, un po come la Luce riflessa della Luna… Viva Castelfranci!!! Chi vuol esser lieto, sia. del doman non v’è certezza. Lieti davvero, ma di un Presente informe, mortifero e terribilmente inattaccabile. * POLDINO dixit *