Fabio Palma

Infinite jest

Il donnone, estratto da Condèmoni

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Si presentò sbattendo in avanti l’ombra, poi il resto.
Stojko pensò che quel donnone ricordava un land rover, gli stessi tasconi del vestito larghissimo, privato di una cintura evidentemente impossibilitata ad agire gli diedero la sensazione di esercitare la funzione di portiere e portellone posteriore- pensò che da un momento all’altro da una di quelle aperture potesse davvero uscire qualcuno, sgonfiando il donnone-D’Andolfo rintracciò la figura di una Madre superiore che l’aveva rivoltato più volte come un calzino in lontani e cupi anni scolastici, Slice si vide inadeguato a sostenere con lei ogni forma di discussione o diatriba, Stojko rimpianse la presenza di Rudy, il capo avrebbe certamente affidato a qualche formula geometrica la spiegazione di simili ridondanze, poi osservò la peluria del mento, simile a quella di un kiwi, Spillo è il primo ad azzardare un buongiorno e chissà perchè cominciò a canticchiare silenziosamente For those about to rock, il donnone li squadrò come fossero verdure da sminuzzare e d’altronde a nessuno era sfuggito che il vestito, che poi era un grembiule a due piazze, era generosamente tinto di macchie da cucina, il donnone fece come per annuire e disse buongiorno, e lasciò il saluto mozzato, D’Andolfo calcolò febbrilmente quanti anni avrebbe avuto in quel preciso momento quella Madre superiore e concluse che non avrebbe dovuto essere la stessa persona ma gli parve strano che al mondo ci fossero addirittura due forme così e che lui le avesse conosciute entrambe, fu tentato di credere alla reincarnazione, Spillo ora sente distintamente i cannoni di For those about to Rock e Brian Johnson deve spingere sull’acceleratore per sovrastarli, Slice abbozza un vorremmo chiederle qualcosa ma la frase gli si strozza nell’esofago, Stojko rabbrividì al pensiero che la stazza avrebbe suggerito agli altri molte battute sessuali aventi lui come partner di secondo piano del donnone, notate come stiamo usando sia il presente che il passato in questa fase narrativa perchè davvero la visione del donnone abbraccia numerose forme temporali, è come se ci fosse una curvatura nel tempo dovuta ad una drammatica prevaricazione spaziale, il donnone ora fissa tutti quanti come potrebbe fare un verbo imperativo, non dice niente ma è come se lo facesse, non è questione di carisma ma di dominio, e ora, si chiede Spillo, è chiaro che hanno tutti le idee confuse, per esempio a nessuno viene in mente di associare a quel donnone un qualsiasi fascino femminile e quindi Slice allibisce quando, entrando nel locale successivo, peraltro avvertendo la folata d’aria generata dal donnone, su una parete crede di riconoscerla in una avvenente ragazza immortalata in una gigantografia, una maglietta sconciamente a V su una coppia di seni di perimetro, in sezione, veramente abbondante, proprio quel donnone lì, la poligonale del viso molto più graziosa, la vita assai stretta, l’ombelico in evidenza e decisamente sensuale, pantaloni pinocchietto ad evidenziare caviglie sottili, un tatuaggio su una spalla, una crittografia, poco dopo ci arriva anche Spillo allo stesso riconoscimento fisiognomico, e a tutti pare poi anche fuori luogo una foto del genere in un locale prossimo alla chiesa, ma forse anche il prete, lì, ha avuto un atteggiamento pietistico verso l’alta marea temporale che ha sfondato le curve di quella ragazza, così sicuramente prelibata negli anni dorati e troppo spesso sottovalutati della gioventù, Spillo ora addirittura canticchia Honestly e si ricorda di una festa in una taverna di molti, molti anni prima, quando una quindicina di bambini­ragazzi ballava al ritmo di quella canzone melensa e che lui stesso detestava, e che però, mannaggia, ora riconosce gli manca, quella canzone e quei momenti lì, quando si mormorava vuoi diventare la mia ragazza? All’orecchio di tutte le ragazze­bambine della festa, chissà, chissà quel donnone quante volte disse di no, chissà se l’avrebbe poi immaginato, di finire così, il tempo non graffetta mai certe cose come il fisico e l’entusiasmo, piuttosto tende a
conservare altri particolari, che so, le parvenze severe di certi toni di voce, lo sguardo torvo, una smorfia del viso atta a dire no, e queste peculiarità acquistano via via sempre più preponderanza, comunque ora siamo qui, in una stanza con la gigantografia di una de­incarnazione, vorremmo vedere il sacrestano, perchè, risponde lei, qualche domanda sulla chiesa, ribatte Stojiko, è impegnato, dice lei, possiamo aspettare?, mormora Slice, se volete, sibila il donnone, D’Andolfo scuote la testa e a tutti pare il rollio di una nave, è totalmente preso dalle manone della Madre superiore che lo pigiano per far saltar fuori il comportarsi bene ( D’Andolfo, vi ricordiamo, non ha mai preso più di 7 in condotta, molti anni prima), Spillo prova la fermissima sensazione di avvertire un bruciore d’ortica all’inguine e cerca di collocare quel dolore alla situazione imbarazzante che stanno vivendo, e tutti, ma proprio tutti, vorrebbero lì Rudy, il capo, perchè con quel donnone lì non c’è verso di imbastire una domanda da qualche euro di valore.
E’ vero, non era stata sempre così, il donnone. Non tanti anni prima era stata innamorata di un uomo con cui era un fregarsene della tipologia di curve, era un annegarsi nella pelle altrui, sfidando le soglie della buona condotta, oltre le quali pare ci sia solo illecito eppure, chissà, a lei sembrava proprio comunque e sempre sentimento, parola a cui ora al vostro narratore sfugge la genesi precisa, mento chissà da dove viene ma senti, il prefisso insomma, dovrebbe proprio provenire da sentire, e mentre la squadra rifletteva sul da farsi a Slice venne in mente che quel donnone sentiva un fiato e un respiro proprio come lui, due forme umane così diverse eppure così accomunate, non siamo mica diversi dagli animali perchè pur diversi tutti sentiamo? Che cose strane, a volte, vengono in mente.

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