Fabio Palma

Infinite jest

DERRICK ROSE

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Che fai ragazzo, ti metti a piangere?


Tu, che hai avuto per anni appiccicata una domanda: WHAT IF.
Cosa sarebbe stato se…
Nasce in un quartiere malfamato e pericoloso di Chicago, come quasi tutti i neri d’America e le future superstar della NBA o del Football americano o del baseball o della Boxe. Dietro le superstar, milioni di disperati che NOI, in Italia, neppure ci immaginiamo quanto sia duro vivere negli states da nero e da povero.
Questo ragazzo è però baciato dal talento, presto ci si accorge che è un’ira di Dio e divenne il più giovane MVP (Most Valuable Player) della storia della NBA. Né Jordan o Lebron o Durant o Kobe erano mai stati votati IL MIGLIORE così giovane. La velocità e l’esplosivita’ delle gambe vennero studiate al computer tanto apparivano fuori dal comune per ogni sport. Alle domande da Superstar, risponde sempre omaggiando la mamma e i fratelli, che lo protessero da scelte pericolose da adolescente. L’adidas gli fa firmare un contratto decennale plurimilionario, è il bravo ragazzo, idealmente perfetto, che ce l’ha fatta partendo dal sottosuolo.
Io avevo appena concluso con adidas il contratto per i ragni e sulla SS36, a Lissone, la sede di adidas italia aveva messo una sua enorme gigantografia, non quella di un calciatore del Milan, per presentare lo sport, anche se meno famoso, ovviamente, di calciatori che giocavano in Italia. Rose era destinato a diventare un nuovo Jordan o Alì, un’icona sportiva. I giornalisti si inventarono una frase che diventò didascalia virale:
“Too big, too strong, too fast, too good”.
Un giorno, in una sua pazzesca azione di gioco, cadde male, frantumando il ginocchio. Passarono mesi, poi anni, poi timide comparse, accenni dell’antica grandezza immediatamente affossati da nuovi infortuni, poi la depressione, un ritiro ufficioso. Il ragazzo, multimilionario ma triste, stava rotolando “nel buco nero coi denti” (David Foster Wallace). Su youtube, compaiono, con milioni di visualizzazioni, questi video
The saddest Story in NBA history
How quickly they forget. Derrick Rose greatest plays BEFORE his injuries
E poi decine e decine di video compilation dei suoi infortuni perchè, diciamolo, in fondo anche lo sfigato fa notizia…
Quest anno ci riprova firmando come riserva al minimo salariale, nessuno parla di lui in estate. Non è un nome che attira più lettori se non i ragazzi con meno di 30 anni perchè per loro Rose è ancora una rosa di nome Derrick. Per tutti gli altri è solo un nome, ex famoso. Gli adolescenti già non sanno più chi sia anche perchè non ha Instagram, non ha nessuno che gli cura l’immagine. Potrebbe, è straricco, ma non è il tipo. Non trapela nulla del fatto che si stia allenando, da solo, molto, molto duramente. Nel suo intimo, ci vuole riprovare, per la quinta volta… Ed eccole le lacrime di qualche giorno fa quando gli dicono che è fra i più votati dai tifosi per la partita da All Stars. 
Da riserva è tornato grandissimo, in una partita ha segnato 50 punti ed eccola la sua foto conj lacrime a fine partita, entra nelle parite dalla panchina e le spacca, letteralmente. LeBron, Durant, i più grandi non solo sul campo, gli rendono omaggio. Nessuno sa se Golden State Warriors o Miami o Cleveland avrebbero vinto certi titoli con Rose a trascinare quei Chicago, perchè non si riusciva MAI a fermarlo, Derrick. Oggi lui SA che non può minimamente azzardare quelle entrate furibonde, quei laser da supereroe con due o tre marcatori impotenti davanti a tanta velocità, e allora ha lavorato sul tutto, sui fondamentali, diventando un giocatore ovviamente atletico ma “normalmente” atletico, per gli standard NBA. Quasi posato, controllato. Ogni tanto qualche vampata fisica, ma sempre quasi pacata. Quattro interventi in cinque anni, due per ogni ginocchio, che cosa mai potete pretendere, Dei dello sport? Ora ce ne sono almeno venti, in NBA, che fanno quello che faceva lui a 22 anni, perchè Rose (come Iverson o Jordan) sdoganò un certo tipo di atleta, quello che se ne fotte di quanti te ne stanno davanti e ci salta sopra. E fra i neri ce n’erano, nei bassifondi, di gente così. Rose fece riflettere Scout e allenatori, uno apparentemente egoista ma di fatto capace di saltare sopra un muro, umano o non, può farti vincere. E se nel caso di Lebron, visto la mole, questo era lapalissiano, nel caso di un atleta come Rose era fonte di dubbi, perchè si pensava che per la NBA ci volessero anche i kg, non solo quella esplosività.
Così ora la NBA ha parecchi Rose antichi, e invece un Derrick Rose diverso, un atleta intelligente e misurato, che tira da lontano e guarda il gioco, che pazientemente usa di sè ciò che gli è rimasto.
LeBron James, che per me è il più grande di sempre (sì, anche di Jordan) anche per quello che dice e che fa fuori dal campo, ha detto, quando ha segnato 50 punti (massimo in carriera!!)
“Quello che ha fatto Derrick Rose stanotte, quello che lascia sul campo, quello che fa con la sua mente e con il suo corpo solo per giocare una partita, è qualcosa di veramente speciale e che ho potuto ammirare da vicino quando eravamo compagni a Cleveland. Lui incarna il vero significato di ‘perseveranza’. Stiamo parlando del più giovane MVP in NBA, di uno che ha battagliato, sofferto e superato ogni infortunio, capace di tornare in campo, dovendo ignorare tutto quello di negativo che dicevano intorno a lui. Gente che gli suggeriva di fare questo o di fare quello. Gente che magari non ha nemmeno messo un piede su un parquet. Fare il career hight stanotte, in una vittoria con Minnesota, è qualcosa che ha dell’incredibile. Penso che ogni bambino debba guardare a lui come esempio tra avversità, trionfo, caduta e rialzarsi. Questo è il motivo per cui il basket è davvero così incredibile. Anche quando un supereroe come lui va KO, rimane sempre un supereroe in ogni caso. Derrick Rose ha dimostrato perché è ancora un supereroe.”
Ed è un nuovo esempio di Resilienza per i miei atleti. Grande Derrick Rose. Grazie, Derrick Rose.

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