Il terzo episodio di THE LAST DANCE, su Netflix, non lo dovete perdere.
Vi scongiuro.
Tutta la serie è chiaramente un capolavoro, ma in alcuni momenti è ovviamente una serie che parla di un’epopea sportiva.
Il terzo episodio no.
Il terzo episodio è incentrato su Dennis Rodman.
E Dennis Rodman non è solo sport ( Anche Jordan non fu solo sport, ma fu altri dal punto di vista “buon esempio”). E’ un calcio nelle balle a tutte le vostre, e mie, regole di vita.
E’ un pò come Stoccolma e il suo mentore, il Telgner di cui ieri ho pubblicato l’intervista: un fastidiosisimmo fastidio a certezze, orgoglio personale, convinzioni, etc etc.
Contestualizziamo: Rodman si vestiva COSI’ quando i tatuaggi non erano comuni perfino fra i manager con giacca e cravatta.
Si tingeva i capelli quando lo facevano i Punk e in NBA si entrava in punta di piedi (facendo i festini con la coca di nascosto…) e se eri di colore e ti comportavi strano eri cacciato via in dieci secondi. Se eri di colore, dovevi essere benpensante e bencomportante come Bird.
Rodman è colui che si sposò con sè stesso.
Che Madonna lo volle nel suo letto scandalo nello scandalo
Che dopo 88 ore di bagordi e festini continui corre davanti al gruppo dei campioni in carica e Jordan e Pippen dietro ad ansimare.
E’ “il giocatore più intelligente che abbia mai visto”, parole di Jordan, perchè quel fuori di testa di ogni giocatore sapeva tutto, gli bastava vedere come metteva una spalla per capire da che parte andasse.
Rodman è uno che non sapeva nulla di equazioni differenziali, anche, che esistessero a dir la verità, ma che si mise a studiare come girava la palla da basket quando non entrava e rotolava sul ferro…e arrivò con lo studio visivo a sapere esattamente dove scivolasse, verso che direzione, a secondo del suo spin (non sapeva che si chiamasse spin, ma mentre il sottoscritto in fisica atomica studiava e studiava spin e ci mise un bel pò a capire cosa fosse REALMENTE, lui cazzo l’aveva capito e lo USAVA, lo spin, per la sua professione).
Dopo di lui fu Iverson a cambiare ulteriormente le convinzioni americane, con poliziotti e manager che si vestivano come Iverson…come Rodman però no, soltanto Rappers e fuori di testa si vestono e vanno in giro come Rodman negli anni 80 e 90. 30 anni dopo…
Eh sì, Rodman fu 30 anni avanti nei costumi, e firmava gli stesso autografi di Jordan, e le famiglie vestite (giustamente) bene lo aspettavano alle transenne con i bambini piccoli (giustamente) educati e regolari che volevano a tutti i costi il suo autografo.
Rodman era un alieno, con uno “stile ” ( che stile, ha detto dieci volte mio figlio mentre ieri sera guardavamo l’episodio) che nello stesso tempo ammiri e applaudi mentre ringrazi il Signore che tuo figlio non sia così…Rodman è quel tipo di icona di cui il mondo ha bisogno, a piccolissime dosi, ma caspita se ci vuole.
E per i pochissimi che sono arrivati qui, Rodman è anche, come Gaul o Honnold o l’alpinista estremo o Villeneuve o Pacquaio, quel tipo di persona da cui dobbiamo attingere consapevolezza.
Che il rischio esiste. Che il diverso esiste.
Perchè il dopo Covid non c’è, e chissà se ci sarà mai. Non è detto. Certamente per qualche mese non ci sarà. E ora la caccia alle streghe inspirata dal terrificante nazista iorestoacasa ha reso ancora più intollerante il nostro paese, dove già il 15-20% delle persone esultava quando affondava un barcone (10 in meno, leggevi…). Ora un colpo di tosse in un autobus o un’anziana che ti urta il braccio mentre fa le spese porterà a parolacce o peggio.
Perchè hanno impiantato la demonizzazione del rischio, quella cosa per cui qualunque situazione non a camera bianca è una situazione da COMBATTERE.
Con il paradosso PRODUCI, CONSUMA, CREPA (grazie Giac…), per cui da oggi puoi andare pigiato a produrre ma su sentiero se vieni da fuori no.
E mentre Stoccolma ogni giorno che passa è sempre più un palo nel culo di consulenti vari, che ancora non spiegano, io concludo che furono grandissimi Phil Jackson e Jordan quando andarono a prendere Rodman capendo che nella vita serve anche convivere con ciò che è diverso da te, completamente, irregolare e anche imbarazzante o fastidioso, ma la persona che ragiona analizza e si interroga, non si trincera dietro le sue teorie.
Un paradosso deve far sorgere un dubbio.
Due paradossi, due dubbi e un’analisi
Tre paradossi, la teoria è certamente sbagliata in parte.
Rodman, 5 titoli nella NBA, miglior rimbalzista della storia pur non essendo assolutamente un gigante, il fuori di testa per eccellenza, è un esempio brllante di paradosso al comune pensiero