Fabio Palma

Infinite jest

ALI, colui che era Cassius Clay

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Devo premettere che la Boxe è da sempre il mio sport preferito, anzi chi disse che è una noble art, e che tutto il resto è sport mentre la Boxe è molto di più, beh, per me è così e perfino oltre.
E dico anche che non so se Ali fosse stato veramente il più grande di tutti, si pensi alla sua trilogia con Frazier, a quella con Norton, alla vittoria “strana” con Liston…insomma, anche lui ebbe i suoi momenti no, le sue sconfitte, e tutto il resto.
Però lasciatemi dire che quando uno decide di perdere il titolo mondiale dei massimi per le sue convinzioni politiche
Che decide di cambiare nome per le sue convinzioni religiose, e non è che fosse sconosciuto, eh
Quando uno decide di adottare la tattica che adottò contro uno degli uomini più forti mai apparsi sul pianeta, tal grande George Foreman, una sorta di Grizzly calato nel genere umano
e quando uno portò uno stile che forse aveva in qualche modo già portato Robinson, quello della danza, ma NON alla sua stazza, quella dei massimi…
ecco, ce n’è abbastanza anche per infiammare la fantasia di un bambino, tale io ero, quando ancora combatteva ad altissimi livelli. Un bambino delle elementari, un tantinello agitato ed esuberante anche per la scuola, diciamo pure esagerato, che al primo incontro di boxe che vide alla Tv commentò, ma questa è un’altra cosa, non giocano…e feci un tema, due paginette, sulla boxe, con la Maestra che mi guardò strano, alla restituzione. Ma tu fai a botte? No, posso dire anche adesso che non ho mai tirato un pugno a nessuno, e credetemi, avrei pagato per diventare un pugile…ho fatto molte cose, e molte cose le ho fatte bene o molto bene, ma la boxe è un’altra storia. Un altro mondo. Il mondo di Alì. Devi essere intelligente, un casino, se no le prendi e basta, ma devi essere anche molto altro.
Già, si dice gioco del calcio, e già capisci. Poi ci sono gli sport, dai facili ai difficilissimi e esaustivi, quelli super logoranti, e poi c’è la boxe. Dove devi avere la resistenza di un maratoneta, la stamina di un 400ntista, la forza di un ginnasta, la tecnica al filo del millimetro di un nuotatore, la velocità di una guardia NBA, la coordinazione di un pallavolista e intanto…c’è qualcuno preparato come te che non ti schiaccia o ti affianca o ti sberleffa etc etc…no, te le suona…
Ai ragazzini che alleno in arrampicata ho passato video di addominali di Pacquaio, video di salto con la corda di Mayweather, e spezzoni delle trilogie Vazquez-Marquez, Pacquaio-Morales,Gatti-Ward, le più sensazionali degli ultimi 30 anni. E poi ad uno di loro che ad un allenamento era un pochino stanco (poverino, ne aveva ben donde…), raccontai la storia vera dell’inizio di un quindicesimo round di uno degli incontri Ali-Frazier. Non si era mai visto niente di simile, se non in guerra, nelle ritirate dalla Russa, a Stalingrado, cose così. Ali disse al suo angolo, non ce la faccio, basta così. Non riusciva ad alzarsi dalla sedia, stava per suonare il gong dell’ultima. Ma nell’altro angolo il secondo di Frazier disse basta, con le lacrime agli occhi, Frazier voleva alzarsi e continuare ma il suo secondo pensò che stesse per morire. Così Ali che voleva dire basta vinse per abbandono di Frazier che voleva continuare.
Questa è la boxe, questo fu Ali, questo è Ali. Un afroamericano musulmano, quindi per qualcuno il peggio del peggio. Si consoli quel qualcuno e tutti gli altri, potete anche diventare Presidenti di mammasantissina, Usa Cina e Padania tutte insieme, ma non varrete mai neppure un alluce di Ali, Frazier, e tutti quelli che sono IDOLI ( sì, li ho, sono idoli e miti, e meno male che ci sono, i miti) per gente come me
”Non ho niente contro i Vietcong, loro non mi hanno mai chiamato negro…”.

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