Sapete, allenare e insegnare sono due attività splendide. Splendide.
L’anno in cui, ero al secondo anno di Ingengneria, insegnai al Liceo Peano di Cinisello al biennio (matematica e fisica) fu un anno indimenticabile, nettamente il più bello (anzi, L’UNICO bello), dei miei cinque e anni e mezzo universitari. Avevo 4 classi, preparavo i compiti in classe inventandoli, spiegavo la fisica e la matematica con parabole e metafore, attingendo alla letteratura e alla vita. Gli altri professori mi guardarono all’inizio con estremo sospetto, ma fondamentalmente perchè ero proprio giovane. 21 anni, capirete…fui severo abbastanza da avere un silenzio totale nelle spiegazioni, e nello stesso tempo un pò di svago ogni venti minuti, perchè sapevo che ogni venti minuti l’attenzione cala vistosamente. Poi decisi di mollare, le 4 classi scrissero una petizione a mia insaputa e il Preside mi chiamò dicendomi, devi andare nelle classi a dire che SEI TU a voler smettere, non NOI che ti mandiamo via. Lo feci e qualcuno dei ragazzi ci rimase male, lo considerò untradimento…parallelamente insegnavo anche a Quartoggiaro, una classe di 13 studenti, 12 ripetenti, alcuni erano più grandi di me. Insegnavo elettrotecnica, era un istituto. La legge di Ohm? La spiegavo con la corrente dei fiumi, la resistenza erano massi e dune, e le cadute di potenziale l’avete capito. Un successo e mi sentivo intelligente e bravo, come non mi sono MAI sentito intelligente e bravo al Cern di Ginevra, quando piuttosto riflettevo su quanto trascurabile fosse la mia intelligenza rispetto alla media di tutti quei fisici. Non arrivavo mai in tempi decenti a capire o proporre qualcosa…
Perchè smisi di insegnare? Perchè ero ambizioso e volevo laurearmi con la lode, avevo la media del 27 e qualcosa e pensai di volere di più. Smettendo la mia media balzò in alto, ma la verità è che già due anni dopo pensai, ho perso quacosa. Insomma, due talenti avevo, scrivere e mi ero iscritto a Ingegneria, e insegnare e avevo smesso per un’altra ambizione.
Per quello poi mi misi ad allenare a calcio e a calcio a 5, avevo un bisogno interno.
E quando due anni (o tre? ho pure dei dubbi…) fa mi chiesero di allenare in arrampicata, dissi subito ( alla Giò e al Luca), ma non sono capace. Non mi sentivo capace. Non insegnavo da così tanto…non era una questione tecnica, l’allenatore di Federer mica gioca a tennis con Federer, lo allena. E’ una roba diversa. No, avevo paura di non essere capace a CAPIRE un atleta, e un ragazzo.
Nell’estate 2017 ho avuto la gioia di un Campione Italiano, e la soddisfazione di vedere tutti i miei atleti tranne un paio veramente migliorati. Com’è che si dice? Il rapporto FUNZIONAVA. Non è mica scontato, sapete? Ci sono allenatori straordinari e atleti straordinari che NON FUNZIONANO insieme. Becker e Djokovic per due anni hanno funzionato, poi un disastro. Di esempi ce ne sono tanti. E’ la chimica che conta…Allenare e Insegnare significa FARE MENO DANNI POSSIBILI, punto 1, e punto 2, migliorare le capacità altrui. Devi avere tanti dubbi, passare qualche ora alla settimana a scriverti su un foglio bianco tutti i punti in gioco, e solo scrivendoli trovi delle discrepanze. Le sensazioni sono spesso sbagliate. Devi prenderti un foglio e scrivere, scrivere, scrivere le domande, i tempi, le note, tutto. Alla fine hai fogli scritti fitti fitti, li rileggi, e metti insieme. Migliora o no quella ragazzina? E’ serena? Le stai dando quello che vuole? La stai rovinando o le stai aggiungendo qualcosa? Di cosa ha bisogno? La tua attenzione è positiva? Il metodo che pensavi funzionasse e che magari con gli altri funziona, sei sicuro che sia giusto anche per lei, o per lui?
Non sono uguali, nè fra di loro nè da una settimana all’altra. STANNO CRESCENDO. E tu…non devi portare i tuoi pensieri nel rapporto, MAI. Le tue cose personali, le tue problematiche…Tu devi essere perfetto. Lei si sta affidando a te. Lui si sta affidando a te. Dve per giunta FARGLI CRESCERE LA CONSAPEVOLEZZA della propria fisicità, dei segnali interni…devi FARGLI CONOSCERE IL PROPRIO CORPO.
Buona notte…altro, credetemi, che la matematica o la storia del Liceo…lo sport agonistico serio fatto seriamente è MOLTO più complesso, e complicato.
Sabato una mia atleta ha fatto una cosa sensazionale. Sensazionale. Mi ero prefissato un obiettivo, che papale papale era 10″ basso nella Speed di arrampicata. A fine Dicembre era 15″ , su quella internazionale. Anche se quindi non sapete di cosa si tratta, capite bene che un miglioramento del genere non è del tutto…logico. O auspicabile. Inoltre, quello che non sapevo era che solo 7 donne nella storia della Speed di arrampicata italiana erano scese sotto i 10″…quando un mese fa scrissi ad un tecnico federale il mio obiettivo, lui mi informò del dato statistico e io pensai, ho proprio scritto una cazzata.
Di fatto, lo era, aveva ragione il tecnico. Io avevo una conoscenza, però, il carattere e la motivazione dell’atleta, che insieme a doti fisiche fuori dal comune erano cose da me mai viste. Ho letto la biografia di Phelps e visto il documentario della Comaneci, siamo a quel livello. Non basta, ovvio. Ci vogliono mille altre cose, fortuna compresa. Poi ho anche un altro bel segreto, mio figlio ha una competenza nella preparazione fisica spaventosa, per cui i protocolli li scriviamo insieme. Ma non basterebbe neppure quello.
Così Sabato il 10″ basso è arrivato, ma non una volta, 3. Nessuno credeva ai proprio occhi, neppure io. Credo che Bob, il mitico e leggendario allenatore di Phelps quando lo vide per la prima volta stampare a 13 anni un tempo assurdo, ebbe la stessa espressione interna. Una roba del tipo “Mio Dio”. Non mi sono sentito bravo, è stata solo una tappa, e quante altre bisogna superarne. L’hanno chiamata, dopo le premiazioni, e le hanno fatto provare una felpa. A momenti mi commuovo come un fesso, per la gioia che aveva negli occhi. I miei atleti sono miei figli, praticamente, a casa si parla di loro, ad uno ad uno, così tanto che mio figlio praticamente sa più di loro che di certi compagni di classe…
E c’è un esempio su tutti, sapete, che riporto, che mi colpì. Quello di Ettore Majorana quando arrivò in via Panisperna, da Fermi e gli altri. Fermi era un genio, e anche gli altri, ma Majorana non era un semplice genio, era una delle menti migliori del secolo scorso, datosi alla matematica. Aveva un carattere tremendamente difficile, e già i matematici e i fisici…insomma, sono tipi particolari, eh…funzionò per un pò di tempo, poi sapete come è andata a finire.
Tutta ‘sta roba l’ho scritta solo per tenermi allenato, come ogni mattina, a scrivere, la mia più grande passione. E stamattina avevo questo da dire. Non importa che qualcuno sia arrivato fino a qui, quello che certa gente non capisce è che non bisogna sempre avere un motivo per fare le le cose, intendo un motivo economico, o politico, o sociale. Certe cose le fai perchè hai una pulsione nel cuore. Probabilmente IRRILEVANTE ai fini della società. ma è grazie a queste pulsioni che andiamo avanti, sapete? altrimenti saremmo una specie che ha solo dei fini legati ad un guadagno, e non andremmo da nessuna parte. Boh, così ho sempre pensato. So che è un pensiero perdente, se vuoi diventare ricco o potente, e difatti non ho scritto questo per i ricchi e i potenti, o per quelli che vogliono diventarlo.
ALLENARE e/o INSEGNARE
Marzo 20, 2018 | 0 commenti